Prefazione - Il primo incontro con lo yoga danzato
Indicazioni generali
1. La montagna
2. Ali aperte
3. Verso l’abbraccio
4. Abbraccio
5. Cuore aperto
6. Aprirsi
7. Congiunzione
8. Flessione a sinistra
9. Accogliere
10. Nelle mani il Cielo e la Terra
11. Le ali al piede destro
12. Atterraggio del piede destro
13. Incontrare le sensazioni
14. A braccia aperte
15. Gioia in ginocchio
16. Plesso solare
17. Plesso del cuore
18. Flettersi
19. Ridiscendere
20. Offerta
21. Ali al piede sinistro
22. Atterraggio del piede sinistro
23. Il Cielo e la Terra in me
24. M’inginocchio alla Luna
25. Aprirsi al Cielo
26. L’atterraggio del gabbiano
27. Ali semiaperte
28. Raccoglimento
29. Energia danzante
30. Percepirsi
31. Comunione
32. Carezza
33. In punta di piedi
34. La cavalletta
35. Leggerezza nel corpo
36. Flusso di energia
37. Mi accarezzo le caviglie
38. Scoprirsi
39. Verso la vetta
40. Elevazione
41. Elevazione emozionale
42. Elevazione luminosa
43. Espansione
44. Planare
45. La montagna
PASSI SCELTI
È danzando con gioia
che puoi danzare
più felicemente la vita!
Salwen Altyn
Il movimento-carezza
Nulla è statico: le stelle e i pianeti, i loro movimenti armoniosi rappresentano le caratteristiche specifiche del macrocosmo. Qui prendiamo in considerazione alcuni aspetti caratteristici dell’essere umano in quanto microcosmo dinamico.
Il movimento ci rivela in maniera chiara come l’uomo, in ogni epoca e ogni cultura, abbia modi diversi di muoversi nello spazio.
Si può dire, quindi, che da come l’uomo si muove se ne può dedurre la provenienza e la cultura. Ma ce n’è uno che è comune a tutte le epoche e le culture: è il «movimento-carezza».
Gli antichi saggi dell’India, e ora anche la scienza moderna, sanno che tutto il creato e ciò che può essere oggetto d’esperienza consiste essenzialmente di vibrazioni. Differenti tipi di vibrazioni costituiscono differenti cose che vediamo, udiamo, gustiamo o percepiamo. Sappiamo che il calore è vibrazione, e così il pensiero, il sentimento ecc. La scienza moderna impiega vibrazioni per vedere cose a distanza o per scomporre gli atomi. Le vibrazioni creano energia: l’energia, quindi, è costituita da moti vibratori. Il movimento-carezza è costituito da moti vibratori di grande potere che si collegano con fonti di energia affini che sono ovunque intorno a noi e in noi.
Noi, generalmente, releghiamo la carezza soltanto alle mani, mentre essa è, in realtà, un vibrare ad un certo ritmo che coinvolge tutto il corpo e che si manifesta spontaneamente quando esiste la condizione idonea.
Quante volte, spero molte, la carezza della mamma da bambini, o della persona amata da adulti, ci ha donato maggiore vigore e fiducia? Questa fiducia, da bambini, ci fa diventare più sicuri ed allegri e da adulti ci dà un nuovo input per riprendere l’opera quotidiana con maggiore ardore. Che cosa succede? È come se quel modo di muovere le mani ci ricaricasse le batterie!
Il movimento-carezza è un atto d’amore. Ma allora se questo gesto così vitalizzante è un moto vibratorio, vuol dire che l’amore, quello gioioso, è a sua volta fondamentalmente un particolare moto vibratorio psicofisico?
Sì, l’esperienza ci dice proprio di sì. Si può dire, quindi, che l’amore, quello gioioso, dalle sempre nuove sfaccettature, è un certo vibrare da cui nascono sempre nuove e vitalizzanti forze.
Ora, chiediamoci: ma se il movimento-carezza di una sola mano riesce a rendere operante un invisibile laboratorio benefico dentro di noi, dove avviene un vero e proprio processo alchemico che noi chiamiamo amore, sarà possibile migliorare questo processo estendendolo a tutto il corpo? E chiediamoci ancora: il movimento-carezza può nascere da un atto di volontà? In altre parole, possiamo volontariamente autoprodurre tale processo benefico?
Le domande riguardo a questo argomento sono proprio tante, ma intanto cerchiamo di rispondere insieme a queste prime due. Alla prima domanda rispondo che gli esperimenti che conduco da anni con un gruppo di armoniologi provano che, oltre ad essere possibile, è anche facile estendere il movimento-carezza a tutto il corpo. Più avanti vedremo come.
Alla seconda domanda rispondo che tutti abbiamo sperimentato come il movimento-carezza nasce spontaneamente, quando una situazione affettuosa ci coinvolge, ma ciò può essere realizzato anche attraverso un atto di volontà, esattamente come avviene con la respirazione. Essa avviene spontaneamente fin dalla nascita, ma se la vogliamo ampliare, approfondire e gustare, lo possiamo fare tranquillamente con un consapevole atto di volontà senza, per questo, toglierle la bellezza della spontaneità, anzi, tenendone conto e favorendola. Chi pratica quotidianamente le tecniche di prânâyâma (tecniche di respirazione) ne è felicemente a conoscenza.
Grazie al movimento-carezza, esteso a tutto il corpo, il corpo stesso diviene come una grande mano che accarezza l’aria e le energie in cui si muove, e si lascia, contemporaneamente, accarezzare dall’aria che lo avvolge nel suo abbraccio.
In realtà, il movimento-carezza che, in epoche e culture diverse, è stato chiamato e interpretato in molti modi diversi, è stato sempre tenuto in gran considerazione. È soprattutto il pensiero orientale che vede l’Universo in un equilibrio dinamico, mantenuto dal ritmo della danza di Shiva. Questi, nella manifestazione più nota, è Natarâja, il «danzatore cosmico», dio della creazione e del mutamento.
Secondo la filosofia induista la vita umana è parte di un gran processo ritmico di creazione e di costanti mutamenti in cicli infiniti. Tale processo è rappresentato dal dio Shiva. Egli, oltre a simboleggiare la costante trasformazione e, nello stesso tempo, l’unione di tutti gli elementi, è considerato il dio che «gioca» a far evolvere l’Universo.
Naturalmente questo è il pensiero anche di molti occidentali, come ad esempio F. Capra, autore del libro Il Tao della Fisica in cui scrive:
Vidi gli atomi degli elementi e quelli del corpo partecipare a questa danza cosmica d’energia; percepii il ritmo e ne sentii la musica; e in quel momento seppi che cosa era la danza di Shiva, il Dio danzatore adorato dagli indù.
Così, sia nel pensiero orientale, sia in quello occidentale, il movimento-mutamento è percepito, visto e goduto come una danza gioiosa innovatrice dagli animi più sensibili, come nel caso di Platone che considerava la danza elegante e d’origine divina.
Alla scoperta del sacro
Si sa fin dall’antichità che il senso di sacralità è potenzialmente in ogni creatura, ed è proprio in conformità a tale consapevolezza che lo yoga, la millenaria arte-scienza, ha creato molte tecniche, come ad esempio sûrya-namaskâra, atte a farlo emergere. Esse sono insegnate ed apprese meditativamente fin dall’inizio allo scopo di scoprire e di godere meglio il sacro connaturato in noi, in ogni luogo e in ogni azione. Ed è proprio a questo scopo che, fin dalla prima fase d’apprendimento, si lascia molto spazio alla percezione del movimento.
Allenarsi ripetutamente ad entrare nella sconosciuta profondità del movimento rende percepibile e visibile il sacro, che è l’espressione perfetta dell’essere umano intero: fusione di materia e spirito.
Il corpo, tramite tali tecniche, manifesta il rapporto sacrale con l’aria che l’abbraccia e nella quale si muove, respira, crea, con una gamma di movimenti vitali e sempre più profondamente vissuti. Un’arte, direi, sacra essa stessa, che fa incontrare psiche-corpo-spirito, entrando così in una consapevole messa a fuoco da cui si rivela lo splendore dell’Essenza interiore…
Chandra-nâtya, che nasce da sûrya-namaskâra, ci rende partecipi di quell’immensa forza creatrice che si può esprimere direttamente con la fluidità del movimento, senza la mediazione intellettiva. È quella forza che fa emergere il ritmo interiore, vivo e scandito lievemente, che si ricollega al movimento perpetuo, e che si mette in risonanza con ogni cosa.
Qui, il suono si fa eco, le luci e le ombre si fanno immagini, il movimento si trasforma in nuove sensazioni e il flusso dell’energia del microcosmo coincide con quello del macrocosmo… Ci fa, quindi, ritrovare il corpo originario, un corpo antico che sente il bisogno prorompente di «esprimersi». È così che le forze del profondo si estrinsecano nella gestualità creatrice, «si fanno corpo». Avviene così un «ritrovarsi», un «riconoscersi» nello spazio e nel tempo che fa danzare ed espandere il corpo nell’atemporalità, per poi tornare rigenerati nella dimensione ordinaria.
Espansione dell’esperienza
Muovendoci lentamente, con grazia, come una carezza, attraverso chandra-nâtya, sviluppiamo più comprensione e conoscenza del corpo.
In questa sequenza vi sono âsana preziosi per equilibrare mente ed emotività. Essa, quindi, rilassa e vitalizza l’intera muscolatura e gli organi interni mentre gustiamo il fluire dell’energia in tutto il corpo.
Chandra-nâtya ci allena al benessere dell’allungamento, della distensione, dell’equilibrio, dell’attivazione e della conoscenza del corpo. Attraverso tale esperienza s’innesca quel senso di benessere che ci fa scoprire un nuovo gusto di rapportarci con il corpo anche durante le azioni del quotidiano.
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