Premessa
La sequenza di pavanamukta-âsan
Il risveglio
Il respiro
La guarigione
Impiego nelle sessioni di
yoga
Esecuzione della pratica
Stomaco vuoto
Respirazione
Routine pratica
Sequenza
Consapevolezza
Giunture inferiori: piedi e caviglie
Posizione di base
Flessione delle dita dei piedi
Flessione delle caviglie
Rotazione delle caviglie
Rotazione passiva delle caviglie
Rilassamento
Giunture inferiori: ginocchia e anche
Flessione del ginocchio
Rotazione del ginocchio
Mezza farfalla
Rotazione dell’anca
Farfalla completa
Rilassamento
Giunture superiori: mani, polsi, braccia e spalle
Aprire e chiudere le mani
Flessione dei polsi
Rotazione dei polsi
Flessione dei gomiti
Rotazione dell’articolazione della spalla
Movimenti per il collo
Flessione frontale
Inclinazione laterale della testa
Rotazione laterale della testa
Rotazione della testa
Rilassamento
Esercizi preliminari al prânâyâma
Esecuzione della pratica
Posizione di base
Esercizio 1
Esercizio 2
Esercizio 3
Esercizio 4
Esercizio 5
Esercizi per gli occhi
Esecuzione della pratica
Consapevolezza
Posizione di base
Esercizio preliminare
Frizionare le mani
Guardare lateralmente
Guardare di fronte e di lato
Rotazione dello sguardo
Guardare in alto e in basso
Guardare vicino e lontano
Per concludere
PASSI SCELTI
Fra gli insegnamenti di Swami Satyananda Saraswati, la
sequenza di pavanamukta-âsana (PMA) è uno dei contributi più
importanti che siano stati dati ai praticanti di yoga. Per la sua semplicità
può essere eseguita da chiunque: principianti, convalescenti, invalidi, ecc.,
ma non per questo deve essere trascurata dagli aspiranti più avanzati.
Lo scopo di questo scritto è quello di cercare di spiegarne il significato
profondo, così come mi è stato insegnato, e di trasmettere l’esperienza
personale, facendo conoscere i molteplici benefici a livello fisico, mentale e
spirituale che questa pratica comporta.
La sequenza di PMA si suddivide in due parti: pratiche antireumatiche e pratiche
antigastriche; per meglio descriverle, a ciascuna parte è dedicato un volumetto
in modo da facilitarne l’esecuzione anche individualmente e senza la presenza
di un insegnante.
Questo libro è rivolto a tutti coloro che intendono iniziare il cammino dello
yoga, ai praticanti più esperti che desiderano interiorizzare le tecniche, agli
insegnanti che non conoscono questa sequenza, ma anche alle persone con problemi
di salute, agli anziani e - perché no? - ai bambini.
Come si può vedere nessuno è escluso, tutti possono praticare la sequenza. Le
tecniche vengono descritte come avviene in una lezione di yoga: la persona è
guidata nell’esecuzione dei movimenti, nel respiro e anche nelle varie fasi di
rilassamento.
Attraverso il percorso yoghico, ho sperimentato, praticato, diverse tecniche,
che hanno radicato in me l’amore e la passione per lo yoga, ma quella che all’inizio
ha «risvegliato» il mio corpo (e in seguito anche la spiritualità) è stata
la pratica di PMA.
Ogni volta che la eseguo provo sensazioni diverse; quando la insegno
approfondisco, attraverso le esperienze degli allievi, il suo significato
profondo.
La sequenza di pavanamukta-âsan
Pavanamukta-âsana è termine composto da tre parole
sanscrite: pavana significa «vento», mukta «liberato», âsana
«postura» o «posizione». Possiamo quindi dire: PMA significa «posizione che
libera il vento», o meglio «posizione che libera il movimento», perché
rimuove qualsiasi blocco o ristagno esistente nelle giunture del corpo
permettendo il rinnovamento e il ringiovanimento del corpo stesso.
La sequenza viene insegnata in primo luogo ai principianti perché hanno bisogno
di sciogliere il corpo e prepararlo per le pratiche più avanzate, ma non solo,
come vedremo più avanti. L’approccio con lo yoga deve essere globale, il
praticante deve essere consapevole di se stesso, del proprio corpo, del ritmo
del respiro e imparare a educare la mente a essere presente e attenta.
La pratica di PMA porta a tutto questo: attraverso semplici ma importanti
movimenti, il principiante «risveglia» la consapevolezza, diventando così
«presente», l’aspirante più avanzato si interiorizza. Le difficoltà, per
chi inizia a praticare yoga, sono rappresentate prima di tutto da una rigidità
del corpo che impedisce di eseguire anche gli âsana più semplici, e in
secondo luogo c’è il problema di sincronizzare al movimento il respiro e il
conteggio del respiro stesso, proprio per mantenere la mente attenta.
Vediamo quindi che corpo-respiro-mente diventano tutt’uno e non possono essere
considerati separatamente. Yoga non è soltanto lavorare con il corpo, se così
fosse sarebbe una semplice cultura fisica: il corpo infatti non è separato
dalla mente o dallo stato emotivo, e il respiro a sua volta non è isolato da
tutto ciò.
La sequenza di PMA integra il corpo, la mente e la dimensione spirituale.
Quando si inizia a praticare lo yoga, ci si trova in una realtà diversa da
quella che offre la cultura fisica a cui siamo abituati. Fin da principio si
impara a conoscere il corpo in modo consapevole e si «scopre» che il respiro
fa parte di noi, che non è un semplice movimento del torace, bensì un processo
vitale che ha un ruolo ben preciso e determinante per la vita. Procedendo nel
percorso, si scopre che esiste una dimensione spirituale, alla quale si arriva
attraverso il corpo, con il controllo del respiro, e dopo avere educato la mente
ad essere «presente» e consapevole.
Il significato profondo di PMA è quello di «risvegliare» nel praticante la
sua vera natura.
I motivi che portano a praticare yoga sono fra i più
svariati, ma certamente il più ricorrente è lo stato di salute. I problemi
fisici, psicologici ed emotivi spingono, dopo diversi tentativi, ad avvicinarsi
alle tecniche yoga. Come vediamo, l’approccio iniziale è quasi sempre di tipo
fisico e di conseguenza anche l’atteggiamento mentale ne è condizionato. Con
queste premesse è quasi impossibile per il praticante «interiorizzare» ed
essere «presente», cioè consapevole di ogni singolo movimento e del respiro:
ma soprattutto occorre «staccare» la mente lasciando dietro la porta del luogo
della pratica tutti i pensieri e le ansie della giornata.
La serie di PMA risveglia nel corpo il movimento, il corretto respiro, la
consapevolezza, ed educa la mente a non farsi coinvolgere dai molteplici
pensieri disordinati.
PMA aiuta a perfezionare e armonizzare il movimento nel corpo fisico: potremo
vederlo attraverso gli effetti sull’attività dei muscoli, delle articolazioni
e sulla circolazione in generale. PMA agisce su molte articolazioni del corpo,
ma in questo contesto parleremo degli effetti sulle giunture sinoviali,
«responsabili» del movimento.
Praticando la prima parte di PMA le articolazioni ricevono, attraverso un
delicato movimento, la lubrificazione delle giunture sinoviali che si trovano
nelle caviglie, nelle ginocchia, nelle anche, nei polsi, nelle dita delle mani e
dei piedi, ecc. Il processo di lubrificazione è molto importante per il
corretto funzionamento delle articolazioni e questo dipende in particolar modo
dal movimento. PMA aiuta a generare e perfezionare il movimento nel corpo per
poi armonizzarlo: con il tempo e la pratica, ne aumenta l’ampiezza. Gli âsana
vengono eseguiti senza esercitare alcuna pressione sulle articolazioni perché
il movimento non sovrastimola i muscoli, ma le articolazioni vengono mosse in
modo da stimolare per poi assorbire il liquido sinoviale.
Il processo di rivitalizzazione viene così migliorato e i tessuti rivitalizzati,
proteggendoli dai cambiamenti degenerativi.
Anche l’attività muscolare è molto complessa, ci sono vari gruppi di muscoli
che agendo in collaborazione permettono il corretto movimento. Praticando PMA
possiamo vedere quanti muscoli vengono coinvolti e stimolati senza tensione, in
modo rilassato, per tonificarli in allungamento. Attraverso vari movimenti di
flessione, di estensione e di rotazione viene regolata e stimolata la funzione
muscolare.
A tutto questo si aggiunge l’abbinamento del respiro e, quando si pratica PMA
con piena consapevolezza e con concentrazione mentale, si diviene consapevoli di
quale muscolo si stia contraendo e quale si stia stirando. Questa è la grande
differenza tra gli esercizi di ginnastica e la pratica di PMA.
Lo yoga sostiene che la vita deriva da un’espirazione
corretta e piena, e quindi la cosa più importante è correggere l’inspirazione
per poter espirare nel modo giusto.
Dopo avere lavorato con i movimenti si arriva ad un punto in cui il corpo è
rilassato e flessibile: questo è il momento per portare la consapevolezza anche
al respiro, questa è la ragione per cui il respiro è definito il collegamento
fra la parte grossolana e la parte sottile della nostra personalità. Anche se
non ne siamo consapevoli, il respiro ha ripercussioni non solo sul corpo e sulla
mente, ma anche sulle parti più profonde di noi. I testi definiscono il respiro
come ritmo di base più profondo che dà il ritmo a tutte le nostre
funzioni: per questo si dice che il respiro è il ritmo della vita.
Il respiro viene modificato dagli stati di tensione che si riflettono su di
esso: ad esempio la rabbia e l’agitazione rendono la respirazione veloce; la
tristezza, l’ansia e il fattore sorpresa invece la «sospendono»
momentaneamente, mentre il «sospiro di sollievo» è profondo e liberatorio.
Questi sono tutti stati che guidano attraverso l’inconscio il ritmo del
respiro.
Nello yoga il respiro viene definito come «porta di entrata delle parti interne
della vita»: il fatto di sapere che si respira è molto importante, la
maggior parte delle persone non ne è consapevole, si deve poter sviluppare l’attenzione
al respiro, e il primo obiettivo dello yoga è quello di correggerne il ritmo.
La respirazione corta e veloce è diventata una triste abitudine della vita
moderna, legata ad un metabolismo accelerato, che è anche la causa dell’invecchiamento
precoce. Il pensiero dello yoga è che l’individuo consuma troppo prâna per
coprire le sue necessità.
Il respiro lento e profondo è sempre collegato ad una vita lunga: respirare con
consapevolezza dona benefici alla mente e al corpo, ma non basta respirare
correttamente a livello fisico, è sempre importante farlo con consapevolezza, e
solo quando questa è raggiunta è yoga.
Ora vediamo come il praticante impara a conoscere il ritmo del respiro e ad
espanderlo.
Il respiro è il processo più vitale del corpo e, nonostante sia inconscio,
può essere controllato ed eventualmente corretto. La maggior parte delle
persone respira in modo inadeguato privando quindi il corpo di ossigeno e prâna,
compromettendo lo stato di salute e di conseguenza la durata della vita stessa.
Questo è uno degli aspetti più importanti di PMA. Il praticante impara a
conoscere il proprio respiro, ad ascoltarlo, a coglierne il ritmo, diventando
consapevole della pausa spontanea del respiro, della sincronia con il movimento
e rendendolo man mano più profondo. In questo modo la mente si acquieta e le
ansie si placano. La respirazione avviene attraverso entrambe le narici e la
difficoltà che s’incontra è proprio quella di sincronizzare il respiro con
il movimento.
Abbiamo detto che è un processo inconscio, ma per «risvegliare» nel
praticante la consapevolezza di come si muove il respiro nel corpo bisogna
mantenere il livello di attenzione elevato.
A questo scopo si fa dirigere lo sguardo (questo all’inizio) su un punto fermo
(sulla parte del corpo in movimento oppure sul pavimento) per poi chiudere gli
occhi e «interiorizzare». Per impedire che la mente si «perda» nei pensieri,
aggiungiamo il conteggio dei movimenti, che educa la mente ad essere
consapevole, cioè presente.
La consapevolezza ha un ciclo di 108 unità, quindi per interiorizzare si fa
riferimento ad un numero multiplo o divisibile per 108, contare alla rovescia
(es. da 18 a 1) è un livello leggermente più alto di consapevolezza, e
solitamente viene usato nelle varie fasi di rilassamento.
Abbinare al respiro la consapevolezza del conteggio permette al diaframma di
riprendere le sue funzioni, migliorando così i disturbi al cuore, l’ansia, l’ipertensione
e la tensione a livello muscolare.
L’intento principale dello yoga non è quello terapeutico
ma piuttosto quello di prevenire, è una via per perfezionare la vita, anche se
la maggior parte delle persone si avvicina allo yoga quando soffre, e a quel
punto è tardi perché, come si è detto, lo yoga non è una terapia, sebbene
venga utilizzato come tale.
Lo yoga però insegna che bisogna capire le necessità del praticante, e come
insegnante e terapeuta tengo sempre presente questo principio, anche perché,
come già detto in precedenza, l’approccio iniziale verso lo yoga è per la
maggior parte fisico.
Partendo da questo dato di fatto e conoscendo bene gli effetti profondi che la
pratica di PMA produce nel corpo fisico e mentale, posso affermare che è un
vero toccasana per risolvere o alleviare diversi disturbi fisici.
Questa sequenza di âsana non ha controindicazioni e può essere
praticata da tutti: è la principale serie per la prevenzione e il trattamento
delle artriti perché sottopone il corpo a una serie di movimenti che rilassano
e massaggiano in modo completo tutte le giunture.
Il potere curativo è alla base della pratica di PMA ed è quindi
particolarmente indicata per coloro che soffrono di reumatismi, artrosi, gotta e
periartrite, ma anche per chi soffre di malattie più gravi del sistema nervoso.
Infine può essere di aiuto alle persone che sono sottoposte a trattamenti
chemioterapici, alleviando di molto gli effetti collaterali, ed è anche
particolarmente indicata alle persone convalescenti.
La serie di PMA non riguarda solo la guarigione fisica, ma, come già accennato
in precedenza, compie un vero è proprio «miracolo» sull’aspirante
portandolo ad una «guarigione» dallo stato di dipendenza verso gli stimoli
esterni, accompagnandolo sin dal primo giorno a guidare in modo graduale e
consapevole la mente verso le diverse parti del corpo utilizzate, e liberando
così la coscienza.
Impiego nelle sessioni di yoga
Questa sequenza di âsana viene fatta praticare in particolar
modo ai principianti, i quali, come si è detto all’inizio, hanno il corpo
molto rigido e non sono in grado di sincronizzare il respiro con il movimento.
In una lezione di yoga, gli âsana della sequenza vengono fatti eseguire
all’inizio e divisi in gruppi (giunture inferiori, superiori, movimenti del
collo ed esercizi per gli occhi): per qualche lezione si lavorerà inizialmente
con le giunture inferiori, sede di maggiori rigidità, insistendo con il lavoro
sulle caviglie e sulle ginocchia.
Si consiglia di completare la sequenza di un gruppo alla volta evitando di
«saltare» da uno all’altro, in modo da completare il lavoro sulle varie
parti del corpo in modo sistematico.
Dopo avere eseguito quattro o cinque movimenti di PMA si passa a praticare dei
semplici âsana in modo da abituare gradualmente il praticante alle varie
posture. Per quanto riguarda i praticanti esperti, la sequenza di PMA è
necessaria per interiorizzare i movimenti del corpo: possono allora essere
eseguiti questi âsana con l’aggiunta di ujjâyî-prânâyâma esaltandone
così gli effetti e raggiungendo una consapevolezza profonda. Altrimenti gli âsana
possono essere inseriti prima dei prânâyâma o di una sessione di
meditazione, perché preparano il corpo sciogliendo le eventuali rigidità che
ne impedirebbero l’immobilità, rilassano la mente liberandola dai pensieri
abituali e rendono profondo il ritmo del respiro.
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