Orfeo Bedini
Yoga: respirazione, capacità vitale, sessualità

 


 

INDICE

 

PREMESSA

CAPITOLO PRIMO
L'energia cosmica
Ionizzazione dell'aria
Prâna e vitalità
L'alimentazione
Ambiente e prâna
L'assorbimento del prâna
Il fumo
I colori
Il corpo astrale

CAPITOLO SECONDO
La carica elettrica del sangue
Lo ionizzatore Parodi
Il sangue
Il diaframma
I condizionamenti
La tensione
La concentrazione
Respirazione controllata
Prânâyâma

CAPITOLO TERZO
Respirazione addominale
L'evoluzione umana
I tre centri
L'equilibrio
Il rilassamento
Capacità vitale

CAPITOLO QUARTO
La colonna vertebrale
Il moto
Educazione alimentare
Carne e proteine
Carne e intossicazione
La cura dell'uva

CAPITOLO QUINTO
Coscienza del corpo
Posizione dell'albero
Posizione della bilancia
La "Tau"
Preparazione allo yoga
Rotazione del busto
Rotazione della testa
Flessione laterale
Scioglimento delle gambe
Stiramento muscolare
Posizione pelvica
Respirazione del gatto
Posizione dei cammello
La pinza
Il triangolo
La candela
Tonificare l'apparato digerente

CONCLUSIONE

 


 

PASSI SCELTI

 

CAPITOLO PRIMO

 

L'energia cosmica

La vitalità è energia, quindi ci sarà possibile affrontare il tema della capacità vitale dell'uomo quando avremo davanti a noi una chiara visione di quell'immenso serbatoio di energia nella quale tutti noi siamo immersi.

La maggior parte dell'energia che giunge sulla terra proviene dal Sole, ma noi siamo in grado di percepire, attraverso i nostri limitati mezzi sensoriali, solo quella porzione della radiazione solare che è costituita da luce e calore.

L'insieme della radiazione solare è però molto più ampio di quanto ci appare e costituisce quello che possiamo definire un insieme di «campi di forza». Tale campo è ulteriormente rafforzato da tutta l'energia che ci arriva dall'infinità dello spazio, emanata da tutti gli altri corpi celesti: dalla vicina Luna fino alle stelle delle più lontane galassie. Questa fitta rete di campi di forza si interseca come una grande ragnatela ed avvolge il nostro pianeta e tutto l'universo.

Nella terminologia dello yoga tale energia viene indicata con il termine sanscrito prâna.

Da questo immenso serbatoio ogni essere vivente attraverso la respirazione assorbe prâna, ed è per questo che vitalità e respirazione sono strettamente collegate.

Da tempi remoti l'uomo ha notato che dopo un temporale l'aria diventava improvvisamente più leggera e respirabile. Sapeva pure che vi erano particolari luoghi in cui l'aria stessa era molto salubre e ristoratrice, mentre al contrario, in altri luoghi, presso paludi o gole, o in genere in posti caratterizzati da aria stagnante, era assolutamente impossibile vivere.

Da molti millenni dunque è noto che l'aria è fonte di vita, ma non solo; sappiamo pure che la qualità dell'aria che respiriamo varia da luogo a luogo e anche a seconda del clima.

Fino a qualche decennio fa esisteva il medico di famiglia, il cui scopo principale era quello di curare i suoi pazienti e non di accumulare denaro. Questi, quando vedeva qualcuno impallidito e deperito, gli diceva semplicemente: «Dovresti andartene un po' in campagna; quello che ti occorre è solo un po' di aria buona...».

Il medico di allora, forse senza saperlo chiaramente, intuiva che vi sono due tipi di aria: l'aria viva e quella morta.

Perché questa differenza? Che cosa sono l'aria viva e l'aria morta? Se analizziamo un campione di aria di montagna e lo confrontiamo con uno di una grande città, noteremo che gli elementi di cui l'aria è composta non variano di molto. Le percentuali dei gas, ossia azoto, ossigeno, anidride carbonica, ecc., sono pressoché simili. Anzi, poiché la pressione parziale dell'ossigeno è maggiore di quella degli altri gas, vi è più ossigeno nell'aria di città che in quella di montagna.

Nell'epoca attuale, nelle città c'è un'aria con una certa percentuale di gas velenosi dovuti allo sviluppo dell'industria e della motorizzazione, questo è vero, ma ciò non si verificava cinquant'anni fa: eppure anche allora la gente era pallida ed aveva bisogno dell'aria «buona». Come si spiega allora questa differenza?

 

Ionizzazione dell'aria

L'aria diventa «viva» per effetto della ionizzazione e «muore» quando perde quei corpuscoli di energia conosciuti con il nome di ioni negativi.

La ionizzazione dell'aria avviene negli alti strati dell'atmosfera sotto l'influenza di scariche elettriche ad altissima tensione o per effetto della radiazione ultravioletta. Questa radiazione è costituita da una piccola porzione dell'irraggiamento solare che si trova oltre il limite superiore dello spettro visibile, ossia della luce.

Che cosa accade sotto l'effetto di questa «luce invisibile»? Gli atomi dei gas che compongono l'aria, la quale ad una certa altezza è molto rarefatta, subiscono un vero e proprio bombardamento: gli atomi liberi dell'aria, colpiti dalla radiazione, catturano una particella di energia e si trasformano in ioni negativi. Gli ioni negativi, perciò, non sono altro che atomi con un elettrone in più.

 

Prâna e vitalità

Da questo momento ha inizio una specie di prodigio senza il quale la vita non potrebbe esistere: una vera e propria pioggia vivificatrice costituita da miriadi di ioni negativi, ognuno con la carica di elettricità che ha catturato, incomincia a scendere verso la terra.

Questo corpuscolo di energia, questo elettrone, introdottosi a viva forza e del tutto arbitrariamente in orbita attorno al nucleo dell'atomo che lo trasporta, è molto instabile e può venire catturato a sua volta con molta facilità da ogni altro corpo che incontra durante il suo tragitto. Comunque, dove l'aria è pulita, senza pulviscolo e con poca umidità, una buona parte di questi ioni negativi riesce a raggiungere gli strati bassi dell'atmosfera.

L'aria di questi luoghi è sana e salubre. In montagna, al mare o in collina, purché non vi sia pulviscolo in sospensione, nebbia o smog, l'aria purificata e vivificata apporta a chi la respira una sensazione di vero e proprio benessere. Al contrario, nei luoghi sovrastati da una spessa coltre di pulviscolo (come le grandi città) oppure dove, per la morfologia stessa del terreno, ristagnano l'umidità e la nebbia, gli ioni negativi non riescono a filtrare.

Ogni ione, perdendo la sua carica elettrica negativa, torna ad essere un semplice atomo a carica neutra e l'aria, pur contenendo ossigeno in proporzioni normali, diventa pesante e «morta».

La carica costituita dagli ioni negativi, dunque, apporta vitalità ad ogni essere vivente. Le piante, gli alberi e i loro frutti, la terra stessa, traggono giovamento da questa pioggia benefica. L'acqua che sgorga dalle sorgenti, infatti, nel suo tragitto nelle viscere della | terra si arricchisce e si vivifica.

Il mare, i torrenti, i fiumi sono «vivi» perché catturano questa energia dall'aria attraverso l’agitarsi delle loro acque, mentre negli acquitrini e nelle paludi, dove l'acqua ristagna, questa è comunemente detta «acqua morta».

 

L'alimentazione

Ecco allora che il nutrirsi di cibi freschi e non conservati acquista un senso. Il prâna (poiché la carica elettrica degli ioni negativi è l'essenza del prâna) è contenuto in alta concentrazione in tutta la verdura e la frutta fresca e queste possibilmente dovrebbero essere mangiate appena raccolte.

Per quanto riguarda l'acqua poi, il discorso si fa ancora più complesso.

Le persone che hanno la possibilità e la fortuna di bere acqua di fonte, specialmente se vivono in città, sono poche. La maggior parte della gente beve acqua imbottigliata.

Le cosiddette acque minerali (che la pubblicità è riuscita ormai a portare su tutte le tavole) sono le più povere di prâna. La bottiglia infatti, se è di vetro, in tre o quattro giorni assorbe ogni energia pranica; se invece è di materiale plastico, come purtroppo spesso succede, ogni carica viene neutralizzata in poche ore.

Come ci sarà possibile allora bere dell'acqua che non sia «morta»?

L'acqua delle fontanelle pubbliche, sempre corrente, è la migliore, lo vivo a Roma, e di fontanelle ve ne sono molte, ma penso che ve ne siano in ogni città.

Come ultimo rimedio comunque c'è un sistema antichissimo: la pranizzazione dell'acqua.

Molti di voi conosceranno il simbolo astrologico che rappresenta l'Acquario. Una persona sta travasando dell'acqua da un recipiente all'altro: sta eseguendo appunto la pranizzazione dell'acqua. Questa riacquista dall'aria la sua carica energetica: chi si intende di astrologia sa che l'Acquario è un segno d'aria.

Prendete due recipienti di vetro, o meglio ancora di terracotta. Riempitene uno d'acqua o, se lo preferite, di acqua «minerale». Afferratelo con una mano e, alzandolo all'altezza della spalla, versate l'acqua nell'altro recipiente che terrete con l'altra mano circa mezzo metro più in basso: ripetete l'operazione per una ventina di volte o anche più. Bevete poi quest'acqua pranizzata lentamente, assaporandola con attenzione, quindi bevete un sorso d'acqua non trattata per notare la differenza: constaterete così personalmente il vero significato dei termini «acqua viva» e «acqua morta».

La quantità di prâna è determinante e lo stato di salute di ogni individuo è strettamente collegato al prâna che assorbe.

 

Ambiente e prâna

Come abbiamo detto, vi sono luoghi dove la pranizzazione dell'aria è alta e altri dove invece è talmente scarsa da rendere difficile ogni forma di vita. Ma, come se non bastasse, ad abbassare ulteriormente il livello del prâna contribuiscono notevolmente i criteri e il tipo di materiali usati per la costruzione degli edifici in cui viviamo. Le costruzioni in cemento armato, ad esempio, dal punto di vista del prâna (e quindi della salute) sono altamente deleterie; tanto più se, a differenza delle normali costruzioni in mattoni dotate di finestre, hanno dei sistemi di aerazione ad aria condizionata. I filtri di tali apparecchiature infatti, se separano l'aria dal pulviscolo e dall'umidità eccessiva, assorbono totalmente ogni energia pranica e rendono l'aria «morta».

Le abitazioni che lasciano filtrare il prâna in misura sufficiente sono quelle costruite in mattoni di terracotta e in blocchi di tufo.

Bisogna prendere in seria considerazione inoltre le vernici che vengono usate per la tinteggiatura degli ambienti e i materiali impiegati per l'arredamento, poiché tutte le materie sintetiche, (e in modo particolare le materie plastiche), assorbono il prâna.

Il malessere che spesso si avverte entrando nelle case e negli | uffici moderni con condizionamento dell'aria, moquette sintetica sul pavimento e qualche volta addirittura con il soffitto ricoperto di polietilene, è dovuto esclusivamente al fatto che in questi ambienti l'aria è completamente morta. Nelle banche, negli uffici, nelle biblioteche, dovunque si sia costruito senza tener conto che le persone che frequentano questi luoghi o quelle che ci lavorano hanno bisogno di respirare aria viva, la percentuale del personale che si ammala è altissima.

Lo scopo dei criteri innovatori introdotti nella tecnica di costruzione di questi edifici era di aumentarne il comfort, in modo da fa incrementare, di conseguenza, il rendimento del personale. In | effetti il risultato è stato esattamente l'opposto.

 

L'assorbimento del prâna

Noi assorbiamo il prâna dall'aria che respiriamo, ma, come è noto, la respirazione avviene non solo attraverso i polmoni ma anche attraverso la pelle.

Le caratteristiche degli indumenti che indossiamo sono perciò di capitale importanza.

Prima di tutto è necessario considerare che ci vestiamo per | ripararci dal freddo o dal caldo eccessivi e quindi bisogna tener presente che si deve indossare la minor quantità di indumenti che sia possibile; poi è necessario ricordarsi che è importantissimo saper scegliere la qualità.

La prima cosa da fare è di sbarazzarci completamente di ogni capo di vestiario in tessuto sintetico. Nylon, filanca, dralon e simili saranno sempre ottimi per confezionare cordami, vele o paracadute, ma non per fabbricare vestiti.

Ognuno di voi avrà certamente avuto l'occasione di notare lo scintillio che si produce togliendosi di dosso un maglione sintetico. La carica elettrostatica, del valore di molte centinaia di volt, che si era accumulata nell'indumento, scaricandosi verso terra produce una miriade di piccoli «fulmini». La cosa di per sé non è affatto pericolosa, ma vi è un altro aspetto molto più importante. Il maglione in effetti, accumula energia statica e agisce da gabbia di Faraday, ossia si comporta come uno schermo. La carica elettrostatica che ci avvolge isola perciò il nostro corpo dal contatto con il prâna che ci circonda.

Quanto è stato detto vale naturalmente per qualsiasi capo di vestiario, dai calzini al cappotto, ma logicamente questa regola si estende a tutto ciò che può impedire al nostro corpo di respirare aria viva.

Eliminate completamente coperte e lenzuola di tessuto sintetico e ritornate alle fibre naturali come il cotone, la lana, la seta, il lino, la canapa, ecc., e vedrete come quella sensazione continua di pesantezza e di affaticamento spariranno come per incanto!

 

Il fumo

A questo punto sembrerebbe del tutto ovvio che prendessi a parlare della nocività del fumo e dell'assoluta necessità di smettere di fumare.

Sui danni che arreca il fumo sono stati scritti volumi su volumi e l'argomento viene continuamente trattato ad alto livello dai più eminenti studiosi che periodicamente si riuniscono in simposi ed incontri a cui si da la più ampia pubblicità, ma che ottengono come unico risultato quello di spendere i soldi raccolti nelle campagne contro il fumo.

Non starò quindi ad elencare tutte le malattie a cui è soggetto chi fuma, ne tantomeno insisterò sul fatto che la causa principale dei tumori all'apparato respiratorio è costituita dall'uso del tabacco. Visti i risultati finora conseguiti, sarebbe del tutto inutile; vi dirò invece quali sono le cause che ci inducono a fumare e che cosa si deve fare per rimuoverle.

Prima però soffermiamoci un momento ad esaminare che cosa succede quando, insieme all'aria che respiriamo, immettiamo nei polmoni anche il fumo delle sigarette.

Il fumo come sappiamo, è costituito da un miscuglio di aria e corpuscoli in sospensione. Fra questi, sono ritenuti i più dannosi la nicotina (che è un potente veleno) e i residui catramosi i quali, con il tempo, rimanendo attaccati alle pareti interne dei bronchi e dei polmoni, li danneggiano irrimediabilmente.

Questi sono i due aspetti che comunemente vengono ritenuti i più deleteri. Ma abbiamo parlato di prâna e di ioni negativi; consideriamo allora il fumo nella funzione che viene ad assumere nei confronti di questi elementi.

Il pulviscolo, la nebbia, lo smog e tutto ciò che venga a trovarsi in sospensione nell'aria - già lo abbiamo detto - la impoverisce, la uccide; e l'aria morta uccide chi la respira.

È innegabile che il fumo delle sigarette abbia tutte le caratteristiche dello smog, anche se quanto asserisco verrà sicuramente rifiutato da chi fuma.

Il fumo come lo smog, cattura gli ioni negativi dell aria e praticamente la rende irrespirabile o per meglio dire, fa si che respiriamo aria morta.

È noto infatti che i fumatori non hanno «fiato», non hanno cioè la capacità di sostenere a lungo qualsiasi sforzo come ad esempio correre andare in bicicletta o giocare al calcio.

Possiamo dire perciò che la capacità vitale è direttamente proporzionale alla quantità di prâna che siamo in grado di immagazzinare nell'organismo attraverso la respirazione; e facile immaginare allora quale sia la reale portata del danno che ci arreca l'abitudine di fumare.

Ora non mi resterebbe altro che consigliarvi di smettere di fumare, ma se lo facessi - lo abbiamo visto prima - sarebbe una cosa del tutto inutile.

Quali sono le cause che ci portano a prendere l'abitudine di fumare? Certamente sono numerose, ma è fuori discussione che sono tutte di ordine psicologico.

Cominciamo a fumare provando all'inizio un certo disgusto, eppure facciamo ogni sforzo per superarlo, senza minimamente pensare che il corpo ci sta inviando un messaggio, sta cercando di farci capire che non vuole essere avvelenato.

Perché ci ostiniamo con tanto vigore, perché vogliamo essere sordi ad ogni costo?

Per paura. La paura ci spinge ad essere come gli altri; ci spinge e fa di tutto per farci inserire nel gruppo.

La nostra insicurezza ci porta a cercare qualcosa che ci dia protezione e, quando finalmente riusciamo ad inserirci, ci illudiamo di averla ottenuta.

Certamente non è solo attraverso il fumare che vogliamo compensare il nostro senso di insicurezza, basti pensare un momento al famoso personaggio di Linus nelle vignette di Schultz, con la sua inseparabile coperta, ma ci è sufficiente essere convinti che attraverso il fumo mettiamo in atto un tentativo di colmare un vuoto psicologico. Operando sulla psiche, allora, ci sarà possibile ottenere risultati positivi.

Fumare è un'abitudine i cui atti sono diventati totalmente automatici e involontari. Prendiamo una sigaretta, la portiamo alla bocca, raccendiamo e ne aspiriamo il fumo in uno stato di semicoscienza. È quasi come se una parte del nostro io volesse ignorare quello che stiamo facendo e volesse allo stesso tempo nasconderlo all'altra.

lo ho fumato per alcuni anni e credo di aver compreso il meccanismo del fumo in modo abbastanza chiaro, ma non è questo il punto; l'importante invece è che vi dica come ho fatto a smettere.

Ebbene, vi sembrerà impossibile, ma ho smesso perché mi è passata la voglia.

Ad un certo momento il sapore del fumo ha incominciato a darmi una sensazione di fastidio, anzi, di disgusto.

Mi chiederete in che modo abbia potuto crearsi una simile condizione e ne avete tutto il diritto, ma non aspettatevi che vi riveli il nome di un portentoso farmaco ne un tipo particolare di indagine psico-analitica. Si tratta invece, come quasi sempre avviene, di una cosa semplicissima; possiamo ben dire che è l'uovo di Colombo.

Ogni volta che prendete una sigaretta dovete essere ben coscienti di quello che fate. Ripetetevi mentalmente queste semplici parole: «ora prendo una sigaretta e me la fumo». E tutto qui. Che succede? Quell'altra mezza parte di voi, quella che sa quanto il fumo sia dannoso all'organismo, farà il resto. Piano piano, con il tempo vedrete sempre più che le sigarette che fumate diventano sgradevoli; voi però non smettete, non interrompete con un atto di volontà, seguitate a fumare. Avverrà spontaneamente, non scarterete il fumo ma sceglierete di non fumare. Sembra la stessa cosa, ma in realtà è molto diverso.

Ricordate sempre però, pure se fumate quaranta sigarette al giorno, di ripetere ogni volta: «ora fumo una sigaretta». Ho detto che è una cosa facile; in realtà non lo è, ma non scoraggiatevi anche se qualche volta vi capiterà di ricordarvi solamente dopo aver fumato. Non scoraggiatevi perché è un mezzo sicuro per smettere di fumare, anzi io credo che sia l'unico mezzo. Ho smesso di fumare da molti anni e non ho più avuto, nel modo più assoluto, la tentazione di riportare una sigaretta alla bocca.

 

I colori

Torniamo a parlare dell'irraggiamento solare. Quella che noi chiamiamo «luce» in effetti non è altro che un insieme di radiazioni, del tutto analoghe alle onde della radio, ma visibili all'occhio umano grazie alla loro particolare lunghezza d'onda.

La luce visibile, quindi, comprende tutte le radiazioni che vanno dal violetto fino al rosso, il quale ne costituisce il limite inferiore. Prima e dopo questa banda ristretta di radiazioni abbiamo quello che chiamiamo ultra-violetto e infrarosso, e che il nostro occhio non riesce a vedere.

Esiste, però, una vastissima gamma della radiazione solare che noi non percepiamo con i nostri organi sensori, e fra queste radiazioni sono compresi ad esempio i raggi-X, i raggi gamma, ecc.

Ma limitiamoci ad osservare ciò che chiamiamo luce. La luce è, lo abbiamo detto, un miscuglio di colori. Che cosa avviene per esempio quando, osservando un oggetto, lo vediamo rosso? Forse la natura delle molecole che compongono la sostanza di cui è formato l’oggetto è rossa? No, non e proprio così; avviene semplicemente questo: tutte le radiazioni corrispondenti agli altri colori vengono assorbite, mentre la radiazione rossa viene respinta dalla superficie dell'oggetto che stiamo osservando. Questa particolare frequenza luminosa quindi, rimbalzando come una palla da biliardo quando colpisce la sponda, torna indietro e colpisce la rètina del nostro occhio: qui l'impulso luminoso si trasforma in impulso elettrico e, attraverso il nervo ottico, arriva al cervello trasformando il messaggio in sensazione.

Questo vale naturalmente per ogni colore o miscuglio di colori: infatti quando vediamo «bianco», non facciamo altro che percepire il riflesso di tutte le radiazioni luminose inviateci dall oggetto che stiamo osservando.

Quando un oggetto ci appare nero, la cosa è completamente diversa II nero sostanzialmente non è affatto un colore, anzi è esattamente il contrario: è assenza di colore, assenza di luce.

Quando noi, osservando un oggetto, lo vediamo nero, in effetti non lo vediamo, ma vediamo i suoi contorni e questo succede solo nel caso che sia posto davanti ad uno sfondo più chiaro.

Il nero è un vuoto di luce, un vuoto di energia. Per avere un idea del vuoto, immaginate un vuoto di aria. Quasi tutti da bambini abbiamo fatto quel giochetto che consiste nel succhiare quanto più possibile l'aria da una bottiglia vuota, per vedercela poi rimanere attaccata alle labbra. Un vuoto di aria tende a riempirsi, così come avviene per un vuoto di energia. Tutto ciò che e nero perciò cerca di assorbire quanta più energia possibile.

Fate un esperimento: prendete due oggetti uguali, come ad esempio due pietre aventi più o meno la stessa grandezza; dipingetele, una bianca e l'altra nera, poi esponetele al sole per un certo tempo, diciamo una mezz'ora. Ora prendetele in mano; la pietrra bianca sarà quasi fredda, perché avendo riflesso tutta o quasi l'energia solare, la sua temperatura sarà rimasta quasi invariata. Quella nera invece, avendo assorbito tutta la radiazione stìa e si sarà riscaldata notevolmente. Il nero perciò sottrae energia succhia energia. Ed ora torniamo un momento indietro.

 

Il corpo «astrale»

Attraverso la respirazione dei polmoni e della pelle (e in parte attraverso l'alimentazione) il nostro organismo assorbe il prâna che trasforma direttamente in energia vitale. Possiamo ben dire perciò che il nostro corpo è un accumulatore di energia. La cosiddetta «aura» o «corpo astrale», ossia quell'alone luminoso più o meno intenso che ci circonda, ne è la testimonianza. Fino a pochi decenni fa la sua esistenza veniva negata dalla scienza ufficiale e messa in forse dalla maggioranza delle persone poiché era percepibile solo da pochi adepti praticanti la meditazione. Ora, dopo l'invenzione di un dispositivo elettronico chiamato camera Kirlian (dal nome dell'ingegnere russo che l'ha inventata) è possibile fotografare facilmente questo alone energetico che circonda tutti noi. La luminosità più o meno intensa e la gradazione di colore sono strettamente collegato al nostro stato di salute generale, alla nostra vitalità.

In Russia, dove questi studi sono molto avanzati, vi è addirittura un settore di ricerca diagnostica per mezzo del dispositivo Kirlian il quale è stato perfezionato con una televisione a circuito chiuso. Dall'analisi dell'aura, osservandone il colore, la forma e l'intensità, si possono addirittura diagnosticare le malattie in incubazione, prima ancora cioè che si manifesti alcun segno patologico.

Ora, se gli indumenti neri assorbono energia, che cosa avviene quando vengono posti a contatto della pelle? È facile immaginarlo. Si comporteranno come «vampiri», sottraendo quanta più energia possibile.

Immaginate di possedere un'automobile con il serbatoio della benzina bucato. Naturalmente non vi passerebbe minimamente per la testa di sostenere che il motore non rende o che la macchina consuma troppo. Vi affrettereste invece a riparare immediatamente il serbatoio o a cambiarlo. Il vostro corpo però non potete cambiarlo: riparate la falla, gettate alle ortiche tutti gli indumenti neri.

Non a caso il nero è segno di lutto; non può essere che la cornice di un volto triste.

In oriente, dove la morte ha tutt'altro significato che nella nostra cultura, il colore del lutto è il bianco. La morte non è dolore, non è tristezza e disperazione: il samurai offre la sua vita, non si sacrifica. E la morte, per tutti gli orientali viene considerata un risveglio: la fine di un'esistenza su un piano inferiore e l'inizio di un altro ciclo su un piano più elevato.

Non le si addicono perciò ne la tristezza ne il nero.

Il Sole è il nostro padre e il suo raggio è la vita. Tutta l'energia sulla faccia della terra, sotto qualsiasi forma, proviene da lui.

La stessa materia non è altro che energia condensata. Questo lo abbiamo scoperto anche noi occidentali, ma i nostri «scienziati», questi signori dall'abito nero, sono solo stati capaci di fabbricare la bomba atomica.

La Terra è la nostra madre; nutriamoci al suo seno. Cerchiamo di di vivere all'aperto il più possibile respirando l'aria pura, e nutriamoci dei suoi frutti così come essa li produce.

L'uomo è vissuto per centinaia di migliaia di anni seguendo le |jj leggi della natura, anzi, si è sviluppato in un continuo adattamento ad esse. Sarebbe troppo sciocco ignorare tutto questo e soccombere sotto il peso della nostra presunzione.

 

 

 


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