Arya Bhushan Bhardwaj
Âyurveda 
Lunga vita in perfetta salute

   


   

INDICE

   

Presentazione

Prefazione

1. Introduzione

2. I pancha-mahâbhûta e il ciclo della vita

3. Dosha, dhâtu e mala

4. Funzioni dei tridosha nel corpo

5. Agni

6. Partizioni dell'Âyurveda pratico

7. La prakriti

8. La costituzione umana

9. La costituzione umana e i tre dosha

10. I triguna

11. Nidâna: il metodo diagnostico dell'Âyurveda

12. Suggerimenti pratici per la diagnosi

13. I trattamenti âyurvedici: il pancha-karman

14. Come vivere serenamente

15. Come morire serenamente

Glossario

Appendice I - Classificazione dei nidâna (cause)

Appendice II - Aggravamento dei dosha

      


   

PASSI SCELTI

    

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DOSHA, DHÂTU E MALA

   

Secondo la Charaka-samhitâ, il funzionamento del corpo umano dipende da tre fattori fondamentali che regolano tutto il sistema patologico, fisiologico e metabolico del corpo. Questi fattori sono: 1) i tre dosha, 2) i sette dhâtu, 3) i cinque mala.

Fino a che la situazione dei tre dosha si presenta ben equilibrata, anche il processo di formazione dei sette dhâtu avviene in maniera automatica e senza difficoltà, e i cinque mala vengono espulsi dal corpo normalmente. Questa condizione è considerata assolutamente ideale per la salute del corpo.

Tutti i disturbi causati dai cambiamenti, dalle permutazioni e dalle combinazioni di questi tre fattori nel corpo, sono in ultima analisi gli unici responsabili dei problemi di salute o di disturbi psicosomatici. Essi sono il risultato dello squilibrio, decadenza o diminuzione, o di interferenze, di questi tre fattori basilari: dosha, dhâtu e mala. Il corpo umano sperimenta in continuazione questi squilibri nella vita di tutti i giorni dal momento della nascita fino a quando esala l'ultimo respiro.

Questi tre fattori rappresentano l'essenza stessa del sistema âyurvedico di nidâna (diagnosi e trattamento). Questo fenomeno viene spiegato concettualmente nel Sûtrasthâna della Charaka-samhitâ, dove è detto che, quando i tre elementi del corpo si trovano in uno stato di armonico equilibrio, il corpo cresce in salute. Quando questa armonia si interrompe, la nostra salute subisce un arresto e si avvicina la malattia.

È stato detto prima che i tre dosha sono: vâta (aria o vâyu), pitta (fuoco o agni) e kapha (acqua o jala). Questi tre elementi sono naturalmente parte dei pancha-mahâbhûta e rappresentano la forza che sostiene sia tutto l'universo sia il corpo umano. Questi tre mahâbhûta si manifestano nel corpo sotto forma di dosha (cioè negli effetti negativi che si producono nell'organismo a causa di uno spostamento del corretto equilibrio di vâta, pitta o kapha preannunciando l'arrivo di qualche guaio).

Ogni volta che questi tre elementi fondamentali subiscono delle variazioni riguardanti la loro quantità e la loro esatta collocazione nel corpo, ecco che noi avvertiamo dei sintomi di disturbi psicosomatici, che potrebbero dipendere da uno sbilanciamento delle nostre attività quotidiane, come il cibo o il sonno, l'uso scorretto degli organi di movimento, oppure potrebbero anche dipendere dai samskâra che abbiamo geneticamente ereditato dai nostri genitori, o dagli stessi samskâra delle nostre vite precedenti.

La prakriti individuale di ciascun individuo, cioè il jîva, è considerata la base del sistema diagnostico âyurvedico. La prakriti risulta la somma di diverse componenti: pancha-mahâbhûta + âtman o purusha + samskâra dei genitori + samskâra delle vite precedenti. Ecco una breve descrizione dei tridosha.

   

Vâta

La parola vâta deriva dalla radice sanscrita che significa _muoversi". Tutti i movimenti dell'universo sono dovuti a vâta o vâyu. Il vâta ha una natura dinamica. Esso regola tutti i movimenti che si svolgono all'interno del corpo e interviene a facilitare il processo della respirazione. Tutti i bisogni fisiologici sono controllati dal vâta. Esso gioca un ruolo importante nel funzionamento degli organi di senso e degli organi di movimento. Anche il funzionamento di diverse ghiandole interne è sotto il suo controllo; inoltre presiede alle emozioni e alle sensazioni come la freschezza, il nervosismo, la paura e il dolore. Nel caso di eccesso e di aggravamento del vâta, lo troviamo in accumulo nell'intestino, nella cavità pelvica e nelle cosce.

È generato dall'âkâsha, l'etere, e dal vâyu, l'aria.

   

Pitta

Pitta è il fuoco, l'energia che si genera nel corpo: esso governa e controlla la digestione, l'assimilazione, la nutrizione, l'assorbimento, il metabolismo e la temperatura corporea. Attiva il sistema nervoso, soprattutto mente e intelletto. Dal punto di vista psicologico è collegato ad emozioni come la rabbia, l'odio e la gelosia. Il pitta è formato dal fuoco (agni) e dall'acqua (jala). Le persone di costituzione pitta hanno in sé le qualità di entrambi i guna sattva e rajas.

   

Kapha

Kapha è una combinazione di prithivî, la terra, e di jala, l'acqua. Costituisce quasi tutta la massa corporea e ne determina la forma e la struttura, incrementandone l'armonia. Inoltre fornisce forza e resistenza all'organismo. Aiuta a tenere ben lubrificate le articolazioni del corpo. L'elemento liquido, in kapha, aiuta la formazione e il mantenimento dei liquidi intracellulari, interstiziali e intervascolari. La sua sede è nel petto, nella gola, nel naso e nello stomaco. Fornisce energia a tutto l'organismo.

   

I dhâtu

I sette dhâtu già sopra menzionati sono:

1) rasa (sei tipi di succhi essenziali che aiutano il processo digestivo)

2) rakta (l'emoglobina del sangue)

3) mâmsa (tessuto muscolare)

4) medas (tessuto adiposo)

5) asthi (tessuto scheletrico)

6) majjâ (midollo)

7) shukra (sperma maschile e ovulo femminile).

Tutti insieme questi dhâtu formano il sostegno e l'energia di base della struttura del corpo con le sue funzioni. La formazione di questi sette dhâtu nel nostro organismo è un processo che non si ferma mai. Ha inizio con il cibo che noi assumiamo e continua fino ad arrivare alla fase finale di formazione dello shukra.

La prima tappa del processo di formazione dei dhâtu è la conversione del cibo nei sei rasa, i succhi essenziali.

Secondo Charaka, la lingua è l'organo di senso dei rasa, e qualunque cosa essa tocca o accetta è subordinato ai rasa. Due mahâbhûta che giocano un ruolo fondamentale nella formazione di questi rasa sono jala (acqua), e prithivî (terra). I rasa non possono esistere senza questi due mahâbhûta.

   

1) Rasa

I rasa hanno un ruolo importante nel processo digestivo, e di conseguenza nella trasformazione degli altri sei dhâtu. La formazione di questi succhi comincia con il processo della masticazione che produce saliva nella lingua, la quale va a mischiarsi col cibo producendo questi rasa. L'essenza di questi rasa proviene dal contenuto del cibo che noi assumiamo. Vi sono sei rasa: madhu (dolce), amla (aspro), lâvana (salato), katu (piccante), tikta (amaro) e kashâya (astringente). Tutti questi rasa hanno delle particolari proprietà chimiche, biologiche e fisiche, determinano azioni e reazioni che portano alla formazione nell'organismo dell'altro dhâtu, rakta (sangue). Questa funzione è di importanza capitale nell'organismo, perché rappresenta il primo passo verso la formazione di quegli elementi che danno sostentamento al corpo, cioè gli altri sei dhâtu.

Il dhâtu rasa è di consistenza untuosa. Essendo liquido aiuta la mobilità. È di colore bianco e possiede tutte le proprietà dell'acqua. La sua sede si trova nello stomaco e nell'intestino tenue, nel cuore, nelle arterie, nelle vene, nella pelle e nel sistema linfatico. La quantità in cui si trova nel corpo è di 720 ml.

Quando i rasa non si trovano in un rapporto equilibrato per via di disordini presenti nei dosha, compare la malattia. Le disarmonie del vâta, ad esempio, danno sintomi di secchezza, di dolore sotto forma di prurito, scricchiolii nelle ossa o nelle giunture.

Nel caso di disarmonie del pitta possono comparire macchie o bollicine sulla pelle tipo morbillo, ecc.; infine il kapha, in stato di disordine, produce rigidità generale o localizzata.

   

2) Rakta

La caratteristica del dhâtu rakta nel corpo è calda, penetrante, di odore poco gradevole, fluida, di peso leggero. È pulsante, e il suo colore è rosso. Il sapore è leggermente salato. La sede del rakta è nel fegato, nella milza, nei vasi sanguigni e nei muscoli. La sua funzione fondamentale è di sostenere la vita. È responsabile del mantenimento della temperatura corporea, e aiuta la formazione del dhâtu che lo segue, mâmsa. Appare nel corpo nella quantità di 640 ml.

Quando il dhâtu rakta è in squilibrio a causa del vâta, ecco che produce pallore, sensazione di atrofia, stasi e ostruzione. Quando invece è disturbato a causa del pitta, dà sensazione di bruciore e addirittura herpes; nel caso di disturbi del kapha il colorito del corpo diventa giallastro.

   

3) Mâmsa

La natura del mâmsa, che corrisponde al tessuto muscolare, si manifesta nel corpo umano sotto forma di staticità, pesantezza, solidità, freschezza e untuosità. Esso ha origine da due mahâbhûta, jala e prithivî, acqua e terra. Aderisce esternamente alle ossa, mentre internamente aderisce agli organi. La pelle e la parte grassa dei muscoli sono i tessuti ad esso associati. Fornisce una copertura di riparo al corpo ed è anche responsabile dei movimenti del corpo stesso. Anch'esso nutre il dhâtu successivo, il medas.

   

4) Medas

In un organismo normale la quantità di medas è generalmente di 160-200 ml. È di aspetto untuoso e liscio; è pesante, denso, morbido e liquido. È di colore giallo. La sua sede nel corpo sono i glutei, l'interno e l'esterno dell'addome, i reni e le ossa. La sua funzione fondamentale è quella di lubrificare e di stabilizzare. Come gli altri, nutre il dhâtu che lo segue.

   

5) Asthi

Corrisponde alle ossa, il tessuto più duro del corpo. Il colore dell'asthi è bianco ed è di consistenza porosa. Comprende i vari tipi di ossa: ossa lunghe, ossa piatte, curve, e anche i denti e le cartilagini. Ci sono circa trecento asthi nel corpo umano. Essi sono di natura fredda, dura, stabile. Tutto il sistema scheletrico che sorregge il corpo e lo mantiene eretto è basato sull'asthi, che ha anche il compito di dare supporto e di proteggere il sistema nervoso. Charaka e Sushruta considerano i denti facenti parte delle ossa, mentre Sharangdhar li considera associati al tessuto osseo. I capelli e le unghie hanno origine dal materiale superfluo o di scarto delle ossa. Anche l'asthi, come gli altri, dà nutrimento al dhâtu successivo, majjâ.

   

6) Majjâ

La majjâ rappresenta il tessuto racchiuso nelle ossa (midollo) e il tessuto nervoso, nonché tutto il sistema nervoso cerebro-spinale. La normale quantità di majjâ nel corpo è di circa 80 ml. Si presenta come un liquido denso e untuoso. È di colore giallo e leggermente rosso. Risiede nelle cavità delle ossa, le lubrifica e dà loro forza. Le sue funzioni riguardano l'attività del cervello e la formazione del midollo spinale. Dà forza a tutto l'organismo e nutre l'ultimo dhâtu.

   

7) Shukra

Lo shukra è il dhâtu più potente di tutti, sostiene la vita umana e produce l'energia necessaria per creare una nuova vita. È liquido, untuoso, denso e di colore bianco. Nel corpo maschile la sua sede è nei testicoli e nel pene. Nel corpo femminile è situato nelle ovaie e nel tratto genitale. La principale funzione dello shukra (vîrya nell'uomo e rajas nella donna) è quella della riproduzione.

   

I mala

Nell'Âyurveda gli elementi che creano impurità nel corpo sono chiamati mala o scorie. I mala (sostanze di rifiuto del corpo) sono in tutto cinque: vishthâ (feci), mûtra (urina), sveda (sudore), nakha (unghie) e romakûpa (peli e capelli su tutto il corpo). Questi mala in pratica non sono altro che una deformazione dei cinque elementi fondamentali, i pancha-mahâbhûta. Corrispondono al materiale non utilizzato del cibo e vengono eliminati dal corpo attraverso diversi processi e canali. Feci e sudore sono due importanti mala che il corpo deve eliminare regolarmente.

Secondo Sushruta, ci sono tanti mala quanti sono i dhâtu nel corpo. Ciò significa che ci sono otto mala. Il mala del dhâtu rasa è kapha, del rakta è pitta, il mala del dhâtu mâmsa si presenta nella forma di fluido che viene eliminato attraverso le orecchie, il naso, la bocca, gli occhi e gli organi riproduttivi. Il mala del dhâtu medas è il sudore. Il mala dell'asthi sono le unghie e i capelli; il mala della majjâ e dello shukra è rappresentato dalle secrezioni grasse degli occhi e dalla untuosità della pelle. L'esistenza dei mala nel corpo è di importanza uguale a quella dei dhâtu. L'Âyurveda tratta il problema della gestione di questi tre mala con un approccio molto scientifico, ma semplice nella tecnica, chiamato pancha-karman.

La tecnica del pancha-karman è la base del trattamento âyurvedico. Essa viene applicata per riportare in equilibrio i tre dhâtu, vâta, pitta e kapha che si trovano in stato di squilibrio nel corpo sotto forma di dosha denunciando i sintomi dell'inizio di una malattia. A questo punto un bravo vaidya (medico âyurvedico) interverrà subito, stimolando il processo di eliminazione dei mala dal corpo. Parleremo più avanti del pancha-karman in un capitolo a parte.

   

   

  


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