Pandemia
Meditazioni creative individuali e di gruppo

 


 

INDICE

 

Che cosa significa "meditazione"

Indicazioni generali
Sacralizzare il luogo
Sacralizzare l'azione
Sacralizzare la persona
Allentare le costrizioni fisiche
Allentare l'immagine sociale
Entrare nel sentimento del non fare
Entrare nel senso della non urgenza
Concedersi tempo
Calmare la mente
Fare amicizia con il respiro
La posizione seduta
L'atteggiamento interiore
Esplorazione dell'universo
Lasciar emergere i contenuti
Creare spazio

Spunti sperimentabili
Canto
Respiro
Pensieri al volo
Pensieri come messaggi
Dall'io al mistero
Conoscenza del disagio
Ascolto profondo dell'altro
Tatto profondo
Smitizzazione delle parole
Ricerca dei simboli
Presenza alle distrazioni
Radiocronaca delle attività quotidiane
Meditazione interattiva
Centri energetici
Meditazione della vita e della morte
Camminata
Preghiera
Stop!
Diffondere benessere
Meditazione della ferita
Meditazione panoramica

Conoscenza e comunicazione di gruppo
Dire sì
Presentazione attraverso il nome
Presentazione dell'umore
Prospettive insolite
Passeggiata della fiducia
Cerchio della fiducia
Voglio entrare! Voglio uscire!
Pioggia di benvenuto
Come dirti che mi piaci?

Meditazioni creative
Funerale meditativo
Emissione del caro nome
Meditazione e balletto
Iniziazione di Molly Bloom
Pensieri alluvionali
Tamburi sciamanici
Meditazione delle porte
Esprimo un'emozione
Movimento e immobilità
Meditazione di compleanno
Respirazione creativa
Distribuzione della luce
Specchio specchio delle mie brame
La fontana della giovinezza
Moto perpetuo
Terra e cielo
Apertura dei fiori interiori
Risveglio del fiume sacro
Esplosione dei blocchi
Viaggio nel respiro
Emissione del corpo eterico
Allargamento del corpo fisico
Liberazione dal corpo
Piramide luminosa
Tutti terapeuti
Festa

 


 

PASSI SCELTI

 

SPUNTI SPERIMENTABILI

Per abituarsi a rientrare in se stessi e a stare con se stessi, cosa che pare incredibilmente difficile date le pessime condizioni in cui versiamo, vari esponenti moderni dell'antica arte meditativa hanno ideato proposte piacevoli che intendono avvicinare al contatto con se stessi mediante quelli che potremo definire "giochi meditativi". È ovvio che lo scopo della meditazione, ovvero il ritorno alla casa del padre, ha poco a che fare con i giochi meditativi, ma divertirsi non fa mai male. Spigolando qua e là nei manualetti contemporanei di meditazione (soprattutto tra le proposte di Holland, Fontana e Osho) abbiamo raccolto alcuni spunti sperimentabili.

 

Canto

La vibrazione della voce è un mezzo potente per riavvicinarsi a se stessi. Si può ascendere lungo la scala naturale della propria voce, dai bassi agli alti, o discendere dagli alti ai bassi. Aiutarsi con musiche adatte può essere utile. Chi conosce la fisiologia sottile dei centri energetici (cakra), e i suoni a essi corrispondenti, può scendere e salire lungo la scala associata a essi.

 

Respiro

Come si percorre la scala vocale, si può percorrere anche la gamma del respiro. Potete iniziare con una respirazione molto lunga, dolce e tranquilla, che gonfia tutta la cassa toracica (l'immagine è quella dell'omino Michelin, di un aerostato, di un otre riempito dal vento...). Quindi potete accelerarla gradatamente, come quando si aumenta il passo perché l'ora dell'appuntamento amoroso si avvicina. Poi possiamo sperimentare un breve momento di iperventilazione, respirando molto velocemente e senza pause come salendo due gradini alla volta al settimo piano senza ascensore. Dall'iperventilazione ritornate a una respirazione mediamente veloce, e da questa a un respiro ampio e maestoso come le onde dell'oceano.

 

Pensieri al volo

Prendete al volo un pensiero mentre vi attraversa. Gettatelo in aria come un giocoliere con una palla. Riprendetelo al volo. Gettatelo di nuovo in aria, riprendetelo al volo... Esempio di pensiero da trattare a questo modo: "Scoppierà la terza guerra mondiale?", oppure: "Che cosa faccio se mi tradisce?". L'archetipo al lavoro è quello del clown. Ci sono clown allegri e pagliacci tristi, ma tutti lanciano in aria e riprendono al volo i loro pensieri.

 

Pensieri come messaggi

Accogliete i pensieri che vi attraversano la mente come messaggi o comunicazioni di qualcun altro. È qualcun altro che ci sta parlando. Che cosa ci sta dicendo? Qualcuno ha ideato uno spot pubblicitario e lo somministra alla nostra approvazione, facendo leva sui nostri punti deboli. Non funziona forse così la pubblicità? Qualcuno nella nostra mente vuole comunicarci le sue ansie, le sue paure, i suoi commenti e i suoi desideri?

Provate a cogliere le contraddizioni interne ai pensieri che vi vengono suggeriti, i messaggi conflittuali, le opposte proposte. I pensieri lineari non sono tanti, in genere sono sovrapposizioni di idee. Forse sono generazioni e generazioni di antenati che parlano dentro di noi, ognuna con le proprie certezze, i propri dogmi, le proprie fedi, i propri punti di vista, le proprie elaborazioni mentali, i propri sogni e le proprie fantasie. E se ciò che consideriamo i nostri pensieri fossero i sogni dei nostri antenati che continuano a vivere nella mente dei loro discendenti? E se, ad attrarci in quella donna, in quell'uomo, fossero le preferenze sessuali del bisnonno caduto a Caporetto o della bisnonna a mezzadria nel Monferrato? Altre possibilità sono percepire i pensieri automatici e ripetitivi, compresi quelli ossessivi, come articoli di giornale, come passi di un libro che si sta leggendo. Uno degli inviti della meditazione è infatti vedere quanto il nostro comportamento e il nostro modo di pensare sia determinato da pensieri ripetitivi e coatti, la maggior parte dei quali è frutto dei condizionamenti esterni piuttosto che di una consapevole elaborazione personale. Può essere interessante capire che cosa davvero pensiamo noi, e che cosa ci fa pensare la cultura a cui apparteniamo.

 

Dall'io al mistero

Un giorno in cui siete di spirito lieto, il sole splende e il cielo è terso, avete ricevuto la comunicazione di una vincita inaspettata e tutto va a gonfie vele, sperimentate come potrebbe essere superare l'identificazione con l'identità quotidiana e sedere in pieno mistero. Nonostante le nozioni scientifiche, filosofiche, psicologiche e teologiche che possiamo aver incamerato, non è difficile ammettere che, almeno per quanto riguarda l'esperienza personale, tutto è un grande mistero. Mistero l'esistere, mistero il respirare, mistero i sensi, mistero i pensieri, mistero le emozioni.

Per un attimo benedetto entrate in uno stato di "sospensione". Sospendete tutto quello che vi hanno insegnato e di cui siete assolutamente certi, dimenticate tutto quello che difendete a spada tratta, ed entrate nelle fauci del mistero. Non abbiate paura: quando tornerete alla solita coscienza dell'abituale e dell'ovvio, troverete tutto esattamente come prima. Ma, in questo momento di beata sospensione, non sapete chi siete. Potete solo dire di essere Mistero. Guardate il mondo come lo guarda il Mistero, comprate il pane come lo compra il Mistero, aiutate la vecchietta ad attraversare la strada come la aiuta il Mistero, guardatevi come si guarda il Mistero. Il Mistero sale le scale, il Mistero apre la porta, il Mistero entra in casa, il Mistero mette il suo disco preferito. Se avete provato gusto per la piccola esperienza, quando il cuore di Riccardo Cuor di Leone vi batterà di nuovo nel petto provate a ripeterla.

 

 

* * * 

 

CONOSCENZA E COMUNICAZIONE DI GRUPPO

Se frequentate un gruppo di meditazione, entrerete necessariamente in quelle che vengono definite "dinamiche di gruppo". Il tema è particolarmente appetito dagli psicologi, ma ricordate che un gruppo di meditazione non è un gruppo di analisi transazionale o di elaborazione delle dinamiche interpersonali, anche se entrano certamente in gioco. Abbiamo già indicato parlando della sacralizzazione del luogo, dell'azione e della persona, alcuni scambi interessanti da giocare in gruppo. Qualunque corrente meditativa, di qualunque impostazione ideologica, ha sviluppato le proprie interfacce specifiche tra l'individuo e il gruppo. Quelle che seguono sono alcune proposte in uso.

 

Dire sì

È un modo dichiaratamente smaccato per ottenere simpatia (quella che in retorica si chiama captatio benevolentiae) e per assistere all'immediato rigurgito del nostro giudizio sugli altri. È utile quando si forma un nuovo gruppo, o quando in un gruppo già costituito avviene una nuova immissione numericamente considerevole. Come a un party o a una festa, tutti i presenti si aggirano nello spazio comune, si salutano (adottando la forma di saluto preferita) e si dicono reciprocamente di sì.

È interessante non fermarsi a un sì stereotipato e anonimo, ma considerare la possibilità di dire semplicemente sì o di aggiungere qualcosa, qualunque cosa. A qualcuno si dirà semplicemente sì; a qualcun altro si dirà sì e si aggiungerà, verbalmente o mentalmente, un sottinteso ("Mi piaci, mi piacerebbe incontrarti anche fuori di qui"); a qualcun altro si dirà sì e si noterà che in sé è nato un genuino interesse ("Che cosa ti ha portato qui? Su che cammino di ricerca sei?"); a qualcun altro ancora si dirà sì e si sentirà scattare dentro di sé l'avversione, la critica e il giudizio.

Interessante esperimento è verbalizzare il giudizio ("Sì, ma so che tu sei quello che una volta ha fatto/ha detto..."). Potrebbe darsi che stiamo dicendo sì con un sorriso eccessivamente disponibile e che il cuore dica qualcos'altro? Si può portare alla discussione di gruppo il problema, sempre importante, di come armonizzare il lavoro comune con le correnti di antipatia personale. Ma non dimenticate mai che lo scopo è il lavoro comune, e che le dinamiche interpersonali ne sono soltanto l'ambiente psicologico, come la stanza ne è l'ambiente fisico.

 

Presentazione attraverso il nome

Il metodo classico consiste nel sedersi in cerchio. A uno a uno ci si alza e si dice il proprio nome, o a tutti i presenti in un colpo solo o facendo il giro dei presenti e dicendolo a ciascuno. Si può cantare il proprio nome, modulare l'altezza del suono, variare la tonalità di voce come se fosse un'aria operistica. Può darsi abbia un effetto diverso dirlo una volta sola al gruppo, oppure dirlo a ciascuno. Può darsi che davanti a una persona ci esca in tono neutro, davanti a un'altra in tono mellifluo, o in tono suasivo e seducente, o falsamente distaccato, o con sottintesi quali "il mio nome"

sicuramente più bello del tuo".

La consapevolezza di come si dice il proprio nome e di come gli altri dicono il loro non fa probabilmente progredire verso la liberazione ma evidenzia l'intricata selva dei rapporti umani: gli attacchi, le sottomissioni, le insinuazioni, i doppi sensi...

Oltre al proprio nome, o in sostituzione, si può presentare il proprio archetipo: Peter Pan, Capitan Fracassa, Calimero, Pippi Calzelunghe, Federico Barbarossa, Gengis Khan. Quattro "Mario" in un gruppo non fanno storia, anzi creano un po' di confusione, ma quattro "Gengis Khan" sono più interessanti, perché si assiste all'immediata spaccatura del gruppo in due fazioni: gli amici e nemici di Gengis Khan. È bello, è il gioco del mondo, il gioco dei rapporti.

 

Presentazione dell'umore

In un gruppo consolidato, in cui si conoscono i nomi e/o gli archetipi reciproci, un'ottima forma di condivisione spersonalizzante è quella di presentare, uno alla volta, lo stato umorale del momento: "Stanco da morire, completamente distrutto, euforico, tranquillo senza storia, umore grigio tendente al nero, se potessi spaccherei tutto, se potessi vi abbraccerei tutti", e così via. Ciò non mira a ottenere compassione o a suscitare il sentimento zuccheroso "siamo tutti sulla stessa barca, poveri noi", ma serve a manifestare la divinità che in questo momento agisce attraverso di noi. Possiamo rimanere agli dèi olimpici, senza scomodare l'oriente, oppure esibire le nostre nozioni di mitologia germanica o indiana. Se ci sentiamo giudicanti e paternalistici stiamo incarnando l'energia di Zeus, se siamo innamorati ed espansi si tratta senza dubbio di Afrodite, se ci sentiamo particolarmente intelligenti e un poco arroganti siamo abitati da Atena, se ci percorrono misteriose pulsioni sotterranee siamo in mano a Plutone, se ci sentiamo in perfetta equanimità e invulnerabili agli eventi della vita è Apollo che ci abita. Oltre a rappresentare uno stimolo a riprendere in mano l'antica scienza mitologica, forse è più dignitoso sentirsi abitati da un nume che percorsi da un umore qualunque. E se i pensieri possono non essere nostri (rileggete la meditazione chiamata Pensieri come messaggi, a p. 30) può essere nostro un nume che ci percorre?

 

Prospettive insolite

Questo è un piccolo giochino per tornare bambini. Poiché siamo schiacciati da tonnellate di preconcetti e pregiudizi, condizionamenti e nozioni prese a prestito, quando nel gruppo nasce un'incomprensione o uno screzio proviamo a guardare il nostro nemico del momento da un punto di vista insolito: sdraiandoci per osservarlo da sotto in su, salendo in piedi su una sedia per guatarlo dal cassero di comando di una nave pirata, mettendo la testa tra le gambe in modo che ci appaia capovolto, attraverso le dita chiuse come l'otturatore di una macchina fotografica per immortalare, ad esempio, il suo sguardo corrucciato. Non è una meditazione che richiede un periodo di tempo specifico, ma un'àncora di salvezza per uscire con ironia da una situazione interpersonale un po' intricata.

 

   


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