Roberto Kengaku Pinciara e Maria Grazia Uggé
Gemme di saggezza zen

 


 

PASSI SCELTI

   

PREMESSA

Quando, nel 1979, seduto in zazen nel dôjô del mio primo Maestro, Taisen Deshimaru, sentii uscire dalla profondità del suo spirito: “Non muovetevi, non sciupate il tempo invano, la nostra vita è il frutto dello sforzo e della trasmigrazione di altri esseri: così, se realizzeremo la Via, anche tutti coloro che avremo incontrato nella nostra vita otterranno grandi meriti; se non riusciremo, anche tutti coloro coi quali saremo entrati in contatto non potranno beneficiarne”, qualcosa mi toccò direttamente, senza alcun intermediario concettuale e, ricordo, fu allora che, uscendo dallo zazen, presi la decisione di chiedere al Maestro i voti da monaco.

Il fascino che lo Zen esercita, specie di questi tempi, su noi occidentali è da attribuirsi senz’altro alla sua immediatezza, alla sua capacità di rispondere immediatamente all’inquietudine fondamentale dell’essere umano: che ci piaccia o meno, prima o poi dovremo morire, dovremo abbandonare ogni cosa, ogni bene materiale o anche solo i nostri sogni e i nostri progetti; il tempo trascorre veloce e sembra di non poter far nulla per vivere completamente il tempo presente, il qui e ora.

La realtà dello Zen consiste nella sua pratica, cioè sedersi con le gambe incrociate, possibilmente nella posizione del loto o in quella del mezzo loto, mantenendo la schiena bene eretta e la nuca spinta verso l’alto senza però sollevare il mento, le mani appoggiate sulle gambe e in contatto con la parte bassa dell’addome, unite tra loro a formare un ovale. I gomiti sono scostati dai fianchi e lo sguardo è posato dinnanzi a sé; si respira regolarmente, senza forzare ma cercando di “posare” l’espiro nella parte bassa dell’addome, in modo sottile, quasi impercettibile. Sedete, possibilmente, su di un cuscino e mantenete la posizione rivolti verso una parete. L’attività del pensiero non va impedita, ostacolata e neppure eccitata: dobbiamo lasciare libera l’attività mentale senza “allontanarci dalla postura”, cioè dobbiamo restare concentrati sulla postura, lasciando che appaia qualunque cosa voglia apparire nella mente.

Nel presentare questo lavoro, mi è sembrato opportuno parlare innanzitutto dello zazen, cioè della forma concreta dello Zen.

“Lo Zen” ripeteva Taisen Deshimaru Rôshi “non è altro che la pratica dello zazen; solo continuando lo zazen a lungo, potrete comprenderne il significato”.

Arrestare i propri scopi, interessi, profitti e lasciare che l’attività illumini l’io originale…

Lo zazen ha il potere di metterci completamente a nudo, di tranciare alla radice la continua menzogna in cui ci siamo calati da tempo e farci ritrovare finalmente la via di casa.

Fedele alla sua originalità, non si propone in alternativa né in contrapposizione a nulla: piuttosto, la sua pratica silenziosa, devota, assidua, permette di riscoprire l’Antico Buddha che siede in noi sino dai tempi dei tempi e portarlo alla fioritura.

Noi, piccoli e grandi uomini, disturbati, preoccupati di grandi cose, in continua ricerca di risposte e soluzioni nuove, perdiamo l’orientamento ed è inutile dire che la nostra esistenza non diviene né ricca né nobile “accaparrandoci” tutto quanto possiamo attorno a noi, di ordine materiale ma anche spirituale.

Spesso, anche l’ideologia religiosa diventa motivo di conflitti e guerre; ricordo che il Maestro ripeteva: “Lo Zen è la religione prima della religione, è il pensiero prima del pensiero, pensiero incosciente, creativo, pensiero che sgorga dalla profondità dell’essere, ben lontano da falsi scopi e ambizioni”.

Credo che, indipendentemente dal proprio impegno sociale, ognuno abbia come vero momento di impegno verso se stesso quello di illuminare il proprio volto originale, sedere quietamente in una posizione del corpo corretta e in un atteggiamento mentale di grande accettazione dinnanzi al proprio spirito.

Non è un rapporto tra oggetto e soggetto, alla fine vengono trascesi entrambi: è piuttosto come lasciar fondere, colare corpo e spirito gettandoli nella postura, abbandonandoli alla postura. Questa stessa postura, con questo atteggiamento, diviene l’insondabile specchio in cui l’Antico Buddha e tutto l’Universo si riflettono; è questo che i Maestri hanno cercato di trasmettere direttamente da cuore a cuore. Se riusciremo, anche una sola volta, a percepire il battito della natura, a entrare nel cuore della montagna, ad ascoltare la voce della valle, riconosceremo il sermone dell’Antico Buddha e vivremo serenamente.

   

* * *

 

La “letteratura Zen” (anche se non di letteratura si tratta, bensì di vita vissuta, dialoghi tra maestro e discepolo, poesia sgorgata dal cuore in modo immediato e naturale, e non frutto di ricerche espressive e stilistiche), per la ricchezza e l’originalità delle sue immagini può risultare, anche a una lettura superficiale, estremamente affascinante.

In questo senso, la compilazione di un volumetto che ne raccogliesse un ventaglio sufficientemente ampio sotto un titolo come Gemme di saggezza Zen, poteva facilmente correre il rischio di indurre il lettore a una semplice “soddisfazione del palato”, privandolo della possibilità di approfondire una realtà che si discosta nettamente da qualsiasi tentativo di comprensione intellettuale.

È evidente, inoltre, che qualsiasi citazione (quand’anche avesse ormai acquisito lo status di aforisma) avulsa dal suo contesto è destinata a perdere buona parte del proprio significato più profondo, se non addirittura a essere malamente fraintesa.

Valga per tutte il caso di una famosa conversazione tra un discepolo e il suo maestro circa la natura di Buddha (volutamente omessa nel presente lavoro) che suona nelle traduzioni pressappoco così:

“Che cos’è la natura di Buddha?”.

“Un bastone per la merda”.

Una simile risposta può apparire incomprensibile, volgare, blasfema o, quantomeno, strana se non teniamo conto del fatto che la conversazione in questione ebbe luogo in un contesto di vita quotidiana, di probabile grande intimità tra maestro e discepolo e nelle vicinanze di un tosu (gabinetto esterno nei templi zen giapponesi); l’immagine utilizzata dal maestro era quindi forse la più immediata ad esprimere il senso di non-attaccamento a un concetto.

Nello Zen, il primo posto spetta indubbiamente alla pratica e, in tal senso, il fondamento di una reale ricerca spirituale non può allontanarsi dalla nostra vita quotidiana. La frase di Taisen Deshimaru Rôshi, Primo Patriarca d’Occidente, il grande Buddha del nostro secolo che ha saputo aprire il proprio cuore al cuore di noi europei, con cui abbiamo scelto di concludere questa (pur limitata) raccolta, è emblematica:

“È nella pratica vissuta e quotidiana che si realizza veramente il Dharma, il vero spirito dei Maestri. Se vi accontentate di una comprensione intellettuale o superficiale, il vostro studio sarà ben poco efficace. Ma se comprenderete attraverso la pratica regolare e fedele delle minime azioni di ogni giorno, comprenderete attraverso tutto il vostro corpo e tutto il vostro spirito, e potrete progredire naturalmente”.

La pratica è dunque insostituibile nella Via dello Zen, come lo è, del resto, in ogni altra Via religiosa autenticamente vissuta. La semplice lettura di un brano, di uno stralcio, di una citazione, può, tuttavia, risuonare nel nostro cuore come l’eco di un rintocco di campana e risvegliare in un momento particolare della nostra vita una sorta di curiosità che, oltrepassando la propria natura, vada a sfociare nel desiderio di una ricerca approfondita.


 

Il gusto dello zazen è semplice,
leggero, quasi neutro.
Attribuire un gusto allo zazen
è renderlo volgare.
È come il vasto cielo,
un oceano senza confini.


Taisen Deshimaru Roshi

 
* * *
 

Senza macchia
nell’acqua dello spirito
dimora la chiarezza della luna;
anche le onde
si frangono
e si tramutano in luce.


San Sho Doei


  

* * *
 

La luna si staglia luminosa nel blu!
Acqua gelata sull’orizzonte
definisce alto e basso. Spaventato,
Il drago si srotola tra le onde.


Ryuzan

  

* * *
 

In verità il Grande Corpo
è ben al di là della polvere del mondo.
Chi potrebbe credere
che esiste un mezzo per spolverarla?


Fukanzazengi


 


* * *
 

Praticate la Via
come se steste cercando di estinguere un fuoco
che brucia sulla sommità della vostra testa.


Gakudo Yojinshu


 


* * *
 

Gli uomini accumulano conoscenze,
ma io penso che il punto ultimo
è poter ascoltare il suono della valle
e guardare il colore della montagna.
Insomma, non guardare gli uomini,
ma guardare la luna,
guardare gli alberi
e ascoltare il sermone dell’intero universo.


Kodo Sawaki Roshi


 


* * *
 

Perché abbandonare il posto
che vi è riservato nella vostra casa
per errare in terre polverose di altri regni?
Un solo passo falso
e voi abbandonate la Via
tracciata ben diritta davanti a voi.
Avete la fortuna di assumere la forma umana;
non perdete il vostro tempo: portate il vostro contributo all’opera essenziale della Via del Buddha.
Chi accoglierà vano piacere alla fiamma
scaturita dalla selce?
Forma e sostanza sono come la rugiada sull’erba;
il destino simile ad un lampo, svanisce in un istante.


Fukanzazengi


 


* * *
 

Come l’erba d’inverno
invisibile nel campo coperto di neve,
l’airone bianco
nella sua propria forma
tiene celato il suo corpo.


San Sho Doei


 


* * *
 

Se porti in te stesso il peccato più infimo,
il tuo spirito deve rispondervi con il timore e il terrore.
Se commetti uno sbaglio, pentitene sinceramente,
e prendi la risoluzione di non trasgredire mai più.
Se lo spirito corre sulla via del male
come un cavallo al galoppo impazzito,
non sarà mai più domabile.
Ma se sei inflessibile nella pratica dei Precetti
insegnati dal Buddha,
potrai controllare e dominare il morso del cavallo.
Il Buddha stesso ha professatol’insegnamento dei Precetti.
L’uomo virtuoso può credervi ed accettarli.
Quest’uomo monterà un cavallo docile,
e potrà sterminare l’esercito delle illusioni.
L’uomo deve osservare e proteggere i Precetti,
come la mucca stima la sua coda .
Bisogna ancorare il proprio spirito e non lasciarlo vagare,
come la scimmia è solidamente incatenata.
Colui che non accetta
l’insegnamento imperioso del Buddha,
e che non prova né gioia né amore verso i Precetti , non potrà governare il proprio cavallo!
Egli soccomberà nella lotta della vita e della morte.
Colui che giorno e notte, senza tregua,
perdura nello sforzo,
e con ardore aspira all’autentica saggezza,
è nel Dharma del Buddha.
Egli può ricevere la vita eterna pura e limpida.


Bon-mo Kai Gyo


 


* * *
 

La Via perfetta non conosce difficoltà,
esclude solo ogni preferenza.


Shi Jin Mei


 


* * *
 

Nel mio verde eremo
Seduto o in piedi
La mia sola preghiera:
Prima di me,
Far passare tutti gli esseri.


San Sho Doei


  

* * *
 

Non pensate al tempo come qualcosa
che soltanto corre accanto;
non studiate solo l’aspetto fugace del tempo.
Se il tempo stesse realmente correndo via,
vi sarebbe una separazione tra il tempo e noi stessi.
Se pensate che il tempo sia solo un fenomeno passeggero, non comprenderete l’essere-tempo.
Il senso dell’essere-tempo è:
ogni essere nel mondo è collegato ad ogni altro
e non può mai essere separato dal tempo.


Shobogenzo Uji


 

* * *
 

Ciò che è l’impronta del Buddha,
è recidere direttamente le radici.
Io non posso né devo ammucchiare le foglie,
né cercare i rami.


Shodoka


 

* * *
 

Sereno e tranquillo,
l’uomo ideale non pratica alcuna virtù.
Padrone di sé e imparziale, non commette peccati.
Calmo e silenzioso, egli non vede e non sente.
Equa e integra, la sua mente non dimora in alcun luogo.


Hui Neng


 

* * *
 

Pensate dal profondo del non-pensiero.
Come si fa a pensare dal profondo del non-pensiero?
Pensando al di là del pensiero e del non-pensiero:
questo è in sé l’arte dello zazen.


Fukanzazengi


 

* * *
 

Quando un uomo nasce, sta seduto;
quando un uomo muore, sta disteso.
Che maleodorante mucchio di ossa!
Stare seduto o stare disteso: che cosa è per te?
Il corpo viene e se ne va,
La natura originaria rimane per sempre la stessa.


Huineng


 

* * *
 

“Durante il giorno c’è la luce del sole.
Durante la notte c’è la luce della luna.
Cos’è la «luce di Dio»?”
“Quella del sole e della luna”.


Joshu


 

* * *
 

Se il Buddha fosse nella vita e nella morte,
noi non potremmo avere idea della loro fine.
Se il Buddha non fosse nella vita e nella morte,
vita e morte non sarebbero un enigma .


Shobogenzo Sho Ji


 

* * *
 

È un errore credere che la vita venga dalla morte
o che la morte venga dalla vita.
Un’esistenza dura solo un breve tempo,
ma essa è stata ed essa sarà.
Perciò, nel buddhismo si dice che la vita non è vita, che il mortale era prima e sarà in seguito,
che il mortale è immortale.
Mentre si vive, bisogna servire la vita
e concentrarsi sulla vita;
quando si muore, bisogna servire la morte
e concentrarsi sulla morte.
Amare la vita e odiare la morte,
oppure volerle sfuggire, non serve a nulla.
Questa vita e questa morte sono la vera vita di Buddha. Odiarle o voler sfuggire ad esse
significa perdere la vera vita di Buddha.
Dovremmo solamente seguire la vera vita di Buddha.


Shobogenzo Sho Ji

 

* * *
 

“Due draghi litigano per una pietra preziosa.
Quale dei due riuscirà ad averla?”
“A quello che perde non manca nulla;
quello che vince non ne ha bisogno”.


Joshu

 

* * *
 

Se si compie la funzione del Buddha,
questo significa usare la Natura di Buddha.
Se si ruba,
questo significa usare la natura di un ladro.
Se ci si comporta in modo mondano,
questo significa usare la natura degli uomini (comuni). Questa natura, poiché è priva di forma
e senza caratteristiche,
è variamente nominata
in accordo al modo in cui funziona.


Hui Hai

 

* * *
 

La grande Via è calma e aperta,
nulla è facile, nulla è difficile.


Shin Jin Mei

 

* * *
 

Nel nostro sogno esistono chiaramente
i sei sentieri illusori .
Ma, quando ci destiamo, nulla esiste più,
neppure le migliaia di fenomeni.


Yoka Daishi

 

* * *
 

Osaka, quell’estate, era preda di una grande siccità. Non era più vita per la rana di Osaka, che si disse:
“Andiamo a Kyoto, almeno là il paesaggio è bello e, soprattutto, c’è acqua!”.
Ma la siccità aveva colpito anche Kyoto. Non era più vita per la rana di Kyoto, che si disse:
“Andiamo ad Osaka , almeno là il paesaggio è bello e, soprattutto, c’è acqua!”
Le due rane si incontrarono a metà strada, sulla cima di un monte, e si confidarono il motivo del loro viaggio. Entrambe, convinte di contemplare dall’alto del monte l’oggetto desiderato, iniziarono a gonfiarsi
e i loro occhi si dilatarono: la rana di Kyoto vide Kyoto, quella di Osaka vide Osaka! Gracidarono per la collera. La rana di Osaka disse: “ Ma allora Kyoto è come Osaka!”, quella di Kyoto disse: “Ma allora Osaka è come Kyoto!”.
E ciascuna se ne tornò al luogo da cui era venuta.


Storia Zen

 

* * *
 

Quando una goccia d’acqua cade nell’oceano,
quando un granello di polvere cade sulla terra,
in quel momento la goccia d’acqua non è più una goccia,
e il granello di polvere non è più un granello
ma la terra intera.


Taisen Deshimaru Roshi

 

* * *
 

Il Maestro Zen Hakuin era rispettato dai suoi vicini come un uomo molto puro. Un giorno si seppe
che una bellissima ragazza, che viveva vicino alla casa di Hakuin, era incinta. I genitori erano molto arrabbiati.
Dapprima la ragazza rifiutò di rivelare chi fosse il padre, infine, con grande tormento,indicò Hakuin.
In gran collera i genitori si recarono da Hakuin,
ma tutto ciò che lui disse fu: “Ah, è così?”
Quando il bimbo venne alla luce fu portato da Hakuin, che nel frattempo aveva perso la sua rispettabilità, anche se la cosa non sembrava disturbarlo affatto.
Hakuin si prese cura del bambino. Riuscì a procurarsi dai suoi vicini latte, cibo e tutto ciò di cui il bambino aveva bisogno.
Un anno dopo, la povera ragazza, non riuscendo più
a sopportarne il peso, raccontò ai genitori tutta la verità: il vero padre era un giovane che lavorava al mercato del pesce.
Il padre e la madre della ragazza corsero
immediatamente da Hakuin a narrargli tutta la storia, scusandosi per il tempo passato, invocando
il suo perdono e riprendendosi il bambino.
Mentre porgeva loro amorevolmente il bambino, Hakuin disse: “Ah, è così?”


Storia Zen

 

* * *
 

Il nostro corpo è l’albero della bodhi,
il nostro spirito è simile ad uno specchio brillante.
Noi strofiniamo senza posa lo specchio brillante,
per non lasciarvi traccia di polvere.


Jinshu

 

* * *
 

Non vi è albero della bodhi
Né specchio brillante;
Poiché tutto è vuoto
Dove potrebbe posarsi la polvere?


Eno

 

* * *
 

Non vantatevi delle vostre virtù,
né invidiate le capacità degli altri.
Esaminate le vostre azioni;
non attaccatevi agli errori degli altri.
Così facendo non incontrerete ostacoli in nessun luogo e godrete naturalmente la felicità.
La tolleranza è la migliore via;
Ma prima allontanate sia l’“io” che l’“altro”.


Hui Hai

 

* * *
 

Per un uomo veloce, una sola parola;
per un cavallo veloce, un solo colpo di frusta.
Diecimila anni, un solo pensiero;
un solo pensiero, diecimila anni.
Dovete conoscerlo direttamente prima che sia sollevato.
Ma ditemi, prima che sia sollevato come lo cercherete?


La raccolta della Roccia Blu

 

* * *
 

Il Maestro Zen Gutei era solito alzare un dito ogni volta che rispondeva alle domande dei suoi discepoli.
Un giovane discepolo prese ad imitarlo, ed ogni volta che qualcuno gli chiedeva di cosa avesse parlato il Maestro quel giorno, il giovane sollevava il dito.
Gutei venne a conoscenza di questo comportamento e un giorno che vide il ragazzo proprio mentre stava facendo quel gesto, lo afferrò alla nuca, tirò fuori un coltello e gli tagliò il dito di netto.
Il ragazzo scappò urlando, ma Gutei lo richiamò gridando :”Fermati!”
Il giovane si fermò e si voltò indietro, guardando il Maestro con gli occhi pieni di lacrime.
Gutei era lì con il dito alzato e il giovane, automaticamente, fece il gesto di sollevare il suo, ma appena realizzò che il dito non c’era più si prostrò ai piedi del Maestro.
E in quell’istante ottenne l’Illuminazione.


Storia zen

 

* * *
 

Nel mondo del satori non c’è niente da trovare,
non c’è né l’uomo né Buddha.
Tutti gli universi
sono essi stessi come bolle nell’oceano.
Tutti i saggi e i venerabili
sono come lampi nel cielo.


Shodoka

 

* * *
 

È meglio non fare nulla e prendersela comoda.
Quando mi viene fame mangio il mio riso;
quando mi viene sonno chiudo gli occhi.
Gli sciocchi ridono di me,
ma il saggio comprende.


Rakudo ka

 

* * *
 

Qualcuno chiese: “Maestro, qual’è il vostro stile?”
Josu disse: “Il paravento può essere strappato,
ma la struttura c’è sempre”.


Joshu

 

* * *
 

Durante una predica, Joshu disse:
“Una statua di metallo di Buddha fonde nel forno.
Un Buddha di legno si consuma nel fuoco.
Un Buddha di argilla si discioglie nell’acqua.
Un autentico Buddha dimora nell’intimo.
La saggezza, il nirvana, la verità assoluta,
la natura di Buddha:
tutti questi non sono che una copertura del corpo. Potreste chiamarli benissimo sofferenza e illusione.
Se non vi interessate ad essi,
la sofferenza e l’illusione cessano di esistere.
Qual è allora lo scopo della realizzazione?
Quando la mente non sorge, tutto è senza difetto.
È sufficiente che seguiate ciò che è vero,
e che rimaniate seduti per venti o trent’anni.
Se non otterrete la realizzazione,
potrete tagliarmi la testa.
Invano voi tentate di impossessarvi di un sogno,
di un fantasma,
di un fiore nel cielo.
Se la vostra mente non diverge, nulla divergerà.
Non è qualcosa che possa essere raggiunto dall’esterno.
Perché, allora, dovete essere posseduti da qualcosa?
A cosa servirebbe essere come una pecora
che raccoglie delle cose a caso e se le mette in bocca?
Quando incontrai il maestro Yakuzan, mi disse:
«Se qualcuno mi fa una domanda,
gli faccio solo chiudere la bocca».
Allo stesso modo io dico:
“Chiudete la bocca.”
Se inseguite il sé, siete contaminati.
Se non inseguite il sé, siete puri;
siete come un cane da caccia
che non fa che saltare qua e là
in cerca di qualcosa da mordere.
Dov’è la verità?
I mille, i diecimila che cercano il Buddha
sono solo molta gente.
Cercate di trovare quelli veri.
Non ne troverete nemmeno uno.
Se è «il vuoto dell’illuminazione»
ciò che andate cercando,
non piegatevi alla malattia della mente.
È la più difficile da curare.
La natura di Buddha esisteva prima che il mondo fosse.
Quando il mondo perirà, non verrà distrutta.
Quando vi sarete visti occhio a occhio con me,
non diverrete un’altra persona.
Siete solo voi, voi stessi.
Perché, dunque, dovreste cercarlo al di fuori di voi? Non andate qua e là,
non contorcete il vostro volto,
o lo perderete.”


Joshu

 

* * *
 

Se cercate all’esterno un Buddha che abbia una forma,
Non potrete scoprire che vi assomiglia;
Se conoscete la vostra mente originaria,
Non è né unita né distinta [da lui].


Buddhanandi

 

* * *
 

La tazza del monaco per chiamare il drago
e il bastone per scacciare la tigre.
Gli anelli di metallo in cima al bastone
tintinnano chiaramente.
Tazza e bastone non devono essere considerati
solo per la forma materiale.
Essi significano
seguire intimamente le orme del Buddha
e simboleggiano il suo prezioso bastone.


Shodoka

 

* * *
 

Lo Zen è la Via che ci ricollega all’Universo.


Kodo Sawaki Roshi

 

* * *
 

Non dobbiamo essere diretti dalla storia o dal sociale.
Non dobbiamo ignorare la storia e il sociale.
Zazen
è calarsi
nella più completa solitudine individuale
dell’essere umano.
Una persona sola con se stessa
diventa intima con se stessa,
raggiunge una profonda intimità.
Allora, può penetrare nel vero sé.
La nostra vita è il viaggio della solitudine.
L’uomo forte e vero, coraggioso e grande,
non ha bisogno dell’aiuto degli altri, e non lo cerca.
Dobbiamo diventare la nostra vera natura,
dobbiamo penetrare in questa vera natura
e camminare saldamente sul sentiero.
Non c’è che un solo io.
Non c’è un secondo ego sotto il mio io.


Taisen Deshimaru Roshi

 

* * *
 

Che strana creatura l’essere umano:
brancola nel buio con espressione intelligente!


Kodo Sawaki Roshi

 

* * *
 

C’era una volta un uccello con due teste e un corpo: la testa di destra era vorace e abilissima nella ricerca del cibo, mentre quella di sinistra, altrettanto ghiotta, era maldestra. La testa di destra riusciva sempre a nutrirsi a sazietà, mentre quella di sinistra era incessantemente tormentata dalla fame.
Così, un giorno, la testa sinistra disse alla destra:
“Conosco qui vicino un’erba squisita che ti piacerebbe moltissimo: vieni, ti conduco dove cresce”.
Sapeva, in realtà, che si trattava di un’erba assai velenosa, ma voleva uccidere con l’inganno l’altra testa per poter poi mangiare a sazietà.
La testa di destra mangiò l’erba, e il veleno uccise l’uccello dalle due teste.


Storia zen

 

* * *
 

La luna si leva sul fiume,
il vento canta tra i pini,
pure ombre di una lunga notte.
Quale ne è la ragione?


Shodoka

 

* * *
 

La sorgente spirituale è pura e brillante,
solo gli affluenti sono fangosi e scorrono nell’oscurità.
Attaccarsi ai fenomeni è causa di illusione,
ma attaccarsi alla Verità non è il vero satori.


Sandokai

 

* * *
 

La Via è fondamentalmente perfetta: penetra ogni cosa.
Come potrebbe dipendere dalla pratica
e dalla realizzazione?
Il veicolo del Dharma è libero
e svincolato da ogni ostacolo.
In cosa è dunque necessario
lo sforzo concentrato dell’uomo?


Fukanzazengi

 

* * *
 

Che cos’è la Via?
Non coscienza, non noumeno, non pratica,
non azione, non satori, non garanzia.
È la più alta dimensione, è la sorgente dello spirito.


Taisen Deshimaru Roshi

 

* * *
 

“Un loto blu fiorisce in mezzo al fuoco.”
Dovete imparare dove e quando un tale fiore sboccia, ma per farlo, dovete abbandonare
ogni vostra conoscenza e consapevolezza,
ogni opinione personale.
Se dubitate che questo loto blu esista,
dubiterete anche dell’esistenza di un fior di loto nell’acqua, di un fiore sul ramo
o, addirittura, della terra, delle montagne, dei fiumi.
Se non raggiungete il livello dei Patriarchi,
non potrete realizzare che nel momento
in cui un fiore sboccia, giunge la primavera
a ricoprire tutta la terra.
Quando il fiore sboccia,
non è un singolo petalo a fiorire,
ma il fiore nella sua interezza;
e quando un singolo fiore sboccia,
innumerevoli fiori si aprono contemporaneamente.
Se comprendete questo principio,
capirete anche il sopraggiungere dell’autunno.
Tuttavia, non dobbiamo limitarci a chiarire il significato di primavera e autunno e dei loro fiori e frutti,
bensì dobbiamo studiare i nostri fiori e i nostri frutti.
Fiori e frutti hanno il loro proprio momento
e, d’altro canto, ogni momento possiede
i propri fiori e i propri frutti.
Ogni specie di erba possiede il proprio fiore,
ogni pianta possiede i propri particolari fiori e frutti.
E se pensiamo agli esseri umani come a degli alberi, ognuno di essi dà il proprio particolare fiore.
Sono kuge, il fiore della vacuità.
Se osservate questo fiore
a partire dalla vostra conoscenza,
non potrete mai cogliere il suo vero colore,
perché la vostra percezione si limita alla forma esteriore e non raggiunge l’essenza della vacuità del fiore.
È una visione estremamente limitata.


Shobogenzo kuge

 

* * *
 

Pertanto Subhuti, il grande essere, il bodhisattva,
dovrà produrre un pensiero che non sia sostenuto
da vista, da suoni, odori,
gusto, oggetti del tatto e oggetti della mente.
La mente di tutti i bodhisattva
dovrebbe essere purificata da tutte quelle concezioni che si riferiscono al vedere, al sentire,
gustare, odorare,
toccare e discriminare.
Essi dovrebbero utilizzare le facoltà mentali
spontaneamente e naturalmente,
non limitate da alcun preconcetto che sorga dai sensi.


Kongo Kyo

 

* * *
 

Un giorno, al grande maestro Jisai
del monte Tosu in Joshu,
venne chiesto da un monaco:
“Un albero vecchio ed avvizzito
ruggisce come un dragone o no?”
Il maestro rispose:
“Nella mia Via buddhista
anche un teschio proclama la Grande Legge.”


Shobogenzo Ryugin

 

* * *
 

Se desideriamo diventare un Buddha,
troveremo facilmente la Via:
astenersi dal compiere il male,
non essere attaccati a vita e morte,
provare simpatia per tutti gli esseri,
rispettare i superiori,
essere compassionevoli verso gli inferiori,
non permettere che il proprio spirito resti turbato,
non desiderare, non pensare e non essere ansiosi.


Shobogenzo Sho Ji

 

* * *
 

Basta che non vi sia amore né odio
perché la comprensione appaia
spontaneamente chiara
come la luce del giorno in una caverna.


Shin Jin Mei

 

* * *
 

Riuniti per lo zazen della sera,
vediamo venire il mattino.
È il momento migliore e non si ha voglia di dormire.
La voce della valle arriva alle mie orecchie,
la luce della luna viene ai miei occhi.
Così, assorto nello zazen,
non c’è nulla su cui portare la propria attenzione. Nulla.


Dogen Zenji

 

* * *
 

Pensavo di rivederla
l’autunno prossimo
questa luna.
Ma perché stanotte
mi impedisce di dormire?


Dogen Zenji

 

* * *
 

Il Grande Maestro Soichi visse durante la grande
Dinastia Sung. Il suo nome da religioso era Shibi,
quello secolare Sha. Prima di diventare un monaco
era appassionato di pesca e aveva diretto la propria imbarcazione fino al fiume Nandai, dove aveva appreso l’arte della pesca da varie persone. Di certo, però,
non si sarebbe mai aspettato di prendere il “pesce d’oro” [l’illuminazione] che si prende da solo.
All’età di trent’anni, all’inizio del periodo Kantsu
della Dinastia T’ang, riconobbe la preminenza
della Via del Buddha e decise improvvisamente
di rinunciare a questo mondo transitorio.
Abbandonò la sua barca e si ritirò sulle montagne, stabilendosi poi definitivamente sul monte Seppo, dove divenne discepolo del Grande Maestro Shinkaku. Giorno e notte, egli praticava la Via. Un giorno, decise di far visita ad altri maestri per perfezionare
ulteriormente la propria pratica. Preparò il necessario per il viaggio e partì. Stava per lasciare la montagna quando urtò con il piede una roccia. Il dito iniziò
a sanguinare ed egli provava molto dolore.
Proprio allora, del tutto inaspettatamente,
sopraggiunse una improvvisa realizzazione:
“Questo corpo non esiste” esclamò, “da dove proviene, dunque, questo dolore?”
Dopo aver proferito queste parole, ritornò
immediatamente dal proprio maestro Seppo.
Seppo gli chiese: “Sei partito per un pellegrinaggio solo per ferirti il piede e passartela male?”
Gensha rispose: “Vi prego, non prendetemi in giro!”
A Seppo la risposta piacque molto e disse:
“Chiunque avrebbe potuto rispondere come te,
ma nessuno avrebbe potuto farlo con la tua sincerità. Perché non continui a visitare altri maestri?”
Gensha rispose: “Bodhidharma non è venuto in Cina
e il secondo Patriarca non si recò in India.”
Seppo elogiò la sua risposta.


Ikkamyoju

 

* * *
 

Quando Dio non può essere riconosciuto appare.
Là dove non può essere visto, esiste.
La vera Via, la Verità cosmica,
si situa in un tempo irreale,
in un luogo invisibile.
La maggior parte degli uomini
non può né vederla, né toccarla,
ma il suo luogoe il suo tempo
sono del tutto prossimi a noi:
sono qui ed ora!


Taisen Deshimaru Roshi

 

* * *
 

Un giorno un non-buddhista fece visita
al Buddha Shakyamuni e gli chiese:
“Che cos’è ciò che non può essere detto né taciuto?”
Il Buddha rimase seduto silenziosamente
per qualche tempo, quindi il non-buddhista
si prosternò davanti a lui e proclamò:
“Bhagavat, che meraviglia! Grazie alla vostra grande compassione le nubi della mia mente illusoria si sono dileguate, ed io ho realizzato l’illuminazione.”
Dopo aver proferito queste parole, ancora una volta riverì rispettosamente il Buddha e se ne andò.
Il Venerabile Ananda chiese allora al Buddha:
“Cosa ha fatto sì che quell’uomo non-buddhista dicesse di aver realizzato l’illuminazione
e ti lodasse in quel modo?”
Il Bhagavat rispose: “Un buon cavallo corre quando vede anche solo l’ombra di una frusta”.


Shobogenzo Shi-Me

 

* * *
 

Perfetta come il vasto cosmo,
Alla Via nulla manca, e nulla è in essa superfluo.


Shin Jin Mei

 

* * *
 

Studiare la Via del Buddha è studiare se stessi,
Studiare se stessi è dimenticare se stessi,
Dimenticare se stessi è essere riconosciuti
da tutte le esistenze
che, in quel preciso momento,
sono anch’esse private dell’ego.
Le tracce del satori non possono essere viste a lungo.
Eppure continuano a vivere vibranti,
per l’eternità.


Shobogenzo Genjo Koan

 

* * *
 

Quando un ciottolo urtò il bambù
abbandonai ogni conoscenza.
L’occhio della saggezza si apre sempre più,
poiché nella mia mente non v’è nulla che s’attacchi.
Solamente, mi muovo nella Via originale.
Il mio debito quotidiano
è manifestare la Via del Buddha.
La Via è libera e dinamica,
Le mie azioni non lasciano traccia alcuna.
Gli illuminati delle infinite direzioni
ora possono chiamarmi “l’uomo del distacco”.


Keisei Sanshoku

 

* * *
 

Dobbiamo comprendere la nostra oscurità,
il nostro karman.
Osservare il karman al chiaro di luna:
a chiarore forte, ombra forte.
Il pino in sé non cambia... Cambia perché invecchia, perde gli aghi, ma nel tempo, qui ed ora.
Se la luna è piena l’ombra è più scura,
e si può comprendere l’oscurità.
Se la notte è buia, non c’è ombra.
La luce della luna è la vera religione.
Ciascuno, in zazen, può comprendere la propria ombra.


Taisen Deshimaru Roshi

 

* * *
 

Alla fine dell’anno i cieli sono freddi.
Tutte le occupazioni terminano.
Quando siete nell’imbarazzo, nel dubbio
se voi cambiate,
questo cambiamento può risolvere ogni cosa.
È il mattino del 25 dicembre.
Chi sa come armonizzare
con la musica del Maestro Unmon?


Maestro Daichi

[…]

 

 

 


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