Maurizio Bagatin
Gemme di saggezza islamica

 


 

PASSI SCELTI

 

PREMESSA

I fatti che oggi accadono nel mondo, mediati dalla televisione, dalla radio e dai giornali spesso al punto da essere riferiti contemporaneamente alla loro interpretazione, cosicché l’opinione pubblica non riesce più a distinguere dove finiscano gli uni e dove incominci l’altra, e forse più ancora i fatti che ci capita di riscontrare ogni giorno nei luoghi attraversati dalla nostra esistenza, potrebbero causare una prima perplessità in chi vede accostato al termine di “saggezza” l’attributo “islamica”. Quale genere di saviezza potrà mai contrapporsi ai gravi episodi di intolleranza e di violenza o, lasciando da parte quanto appare immorale e illecito, all’inflessibilità degli atteggiamenti e all’estremismo di certe posizioni rilevabili tra i comuni rappresentanti della fede islamica? Certo, volendo proseguire con questo argomento, cosa che non s’intende fare qui, si dovrebbe determinare quanto sia da attribuire all’Islàm, o almeno riconducibile alla sua influenza, e cosa invece sia del tutto estraneo a esso, poiché dipendente da specifiche circostanze sociali e politiche, in riferimento alle quali l’influsso della religione islamica potrebbe essere ritenuto un fatto contingente.

Per chi ha già avuto modo di addentrarsi nella storia, nella cultura e nel pensiero sviluppati dall’Islàm, procedere a tale distinzione non sarà un arduo compito; egli non avrà quindi motivo di dubitare dell’esistenza di una profonda, elaborata e piena saggezza che definiamo islamica. Chi al contrario è al primo approccio con il mondo musulmano, ma intenzionato ad andare oltre gli stereotipi dell’informazione e dell’immaginario comune, sfogliando le pagine di questo volumetto avrà forse occasione di esplorare le forme, e in parte anche i contenuti, di una fede e di un pensiero che scoprirà non essere poi così lontani dai propri. Può bastare tuttavia la semplice lettura di brevi citazioni per arrivare a una prima seppur minima comprensione dell’Islàm? No di certo, né sarebbe ragionevole proporselo, tanto da parte di chi ha curato la scelta dei brani da sottoporre al gusto e alla riflessione del lettore, quanto da parte di quest’ultimo. Il rischio più grande infatti sarebbe quello di interpretare i contenuti religiosi, morali e filosofici non già secondo i loro significati autentici, cioè quelli conferiti dal contesto culturale e dal sistema di valori entro cui sono stati generati ed elaborati, ma in base a categorie che, per quanto varie e complesse, sono pur quelle legate al nostro contesto culturale e al nostro sistema di valori. In questo modo sarebbe facile vedere contraddizioni laddove non sussistono, soprattutto se si ha la tendenza a instaurare con una certa facilità delle relazioni tra ciò che si legge nei testi e quanto invece si osserva nella pratica; allo stesso modo non si coglierebbero quelle che emergono effettivamente ponendo a confronto sia la letteratura con la vita reale, sia la letteratura con altra letteratura.

L’unico obiettivo che chi scrive si è posto, pertanto, è molto più umilmente quello di appagare la curiosità di quanti, per il momento, intendono soltanto “ficcare un po’ il naso” in un universo in gran parte ancora sconosciuto, sperando d’infondere in costoro una curiosità e un interesse tali da orientarli verso l’approfondimento, almeno di quegli aspetti che, secondo il loro personale giudizio, vale la pena conoscere in modo più puntuale.

Ma allora, prescindendo da questa ulteriore ricerca, come e dove è possibile riconoscere la saggezza islamica, avendo sotto mano soltanto delle dotte citazioni isolate dal loro contesto? E in che cosa essa consiste? Alla questione così posta viene spontaneo rispondere con un’altra domanda: fino a che punto è giusto connotare la saggezza in questo modo? La saggezza non dovrebbe avere in sé un carattere universale? O forse è logico ritenere che la saggezza di un popolo - nel nostro caso di più popoli - resti tale solo finché confinata entro specifici confini culturali, al di fuori dei quali si trasforma in un’accozzaglia di idee private dei loro significati e dei loro valori originari? Non si tratta di eludere la questione iniziale, piuttosto di riportare il lettore a quando si diceva che i contenuti della fede e del pensiero islamici non sono poi così lontani dalla nostra concezione della realtà, e qui aggiungo, almeno a un primo esame. La peculiarità della saggezza infatti è di avvicinare, non di allontanare. Andando oltre i dogmi, le singole dottrine, gli aspetti meramente rituali o legalistici, proponendo le sue vie di mezzo così come le sue misure estreme, rivelando di sé aspetti talvolta contraddittori - poiché è proprio della saggezza non essere rigida e immutabile - essa tende a unire, non a incrementare i fattori di separazione tra gli uomini. Per questo non è necessario né opportuno fornire un metodo d’identificazione, ammesso che ne esista uno, per riconoscere e connotare la saggezza islamica; bastino quindi alcune brevi osservazioni ancora, prima di “andar per gemme” viaggiando attraverso le pagine che seguono.

Innanzi tutto forse è bene precisare che tre sono le fonti principali da cui sono state tratte le citazioni, vale a dire il Corano, le tradizioni relative al profeta Maometto e la vita e le opere dei mistici dell’Islàm, cioè i sufi. A questi tre nuclei vanno ad aggiungersi gli scritti di singole figure di poeti e prosatori che hanno trovato nell’Islàm o nella società islamica materia per la propria riflessione.

In secondo luogo, i brani proposti provengono da un’area geografica che partendo dall’India e dal Pakistan, attraverso il Medio e Vicino Oriente e il Nordafrica, giunge fino all’Africa Occidentale, e ricoprono un arco di tempo che si estende dai primi secoli posteriori all’avvento dell’Islàm fino ai decenni a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Nonostante questi confini decisamente vasti, il lettore non potrà fare a meno di rilevare una certa omogeneità, invero piuttosto accentuata, di stile e di contenuto. Se si considera che questi testi sono stati composti originariamente in lingue anche molto diverse tra loro, il fatto appare ancora più straordinario.

Senza inoltrarci in una questione troppo complessa, basti tenere a mente che l’arabo, la più importante delle lingue islamiche, ha profondamente influito sulla produzione letteraria religiosa di tutte le aree musulmane, benché esso stesso abbia subito delle influenze esterne. I testi sacri dell’Islàm, e molti altri ritenuti fondamentali in àmbito dottrinale, sono serviti da modelli e da fonte di ispirazione per tutti gli autori che hanno voluto scrivere sulla o della religione del Profeta; lo studio approfondito della lingua araba inoltre è uno dei rami in cui si suddivide la scienza religiosa. Questo stretto legame tra arabicità e Islàm, non solo a un livello esclusivamente linguistico, insieme alla profonda compenetrazione tra l’Islàm e i diversi sostrati culturali, spiega almeno in certa misura l’uniformità delle citazioni, che ora sappiamo provenire da fonti tanto lontane nel tempo e nello spazio.

Per ultimo si vuole richiamare ancora l’attenzione sul concetto di saggezza, questa volta però cercando di individuare un tratto caratteristico attraverso cui si manifesta quella islamica. Non s’intende smentire quanto affermato prima in merito al carattere tendenzialmente universale proprio della saggezza, ma offrire una semplice chiave di lettura, che pare adatta tanto se la si applica ai frammenti contenuti in questa raccolta, quanto se la si usa nell’osservazione della realtà. Si tratta della coesistenza del sublime accanto all’infimo, del singolare accanto all’ordinario, del nobile di fianco all’umile. In altri termini, il lettore si accorgerà come le invocazioni e le descrizioni di personaggi straordinari, che hanno raggiunto i più alti stati dell’anima, si trovino mescolate a raccomandazioni e insegnamenti relativi al quotidiano, volti al normale svolgimento della vita associata, al benessere della comunità. Così come l’attento osservatore della società islamica avrà modo di accorgersi che persone diverse per estrazione sociale, situazione economica o livello culturale si ritrovano spesso a compiere gli stessi gesti, a condividere pressoché gli stessi valori, a convivere talvolta nelle stesse situazioni.


 
O meraviglia, per chi è assetato,
aver davanti a sé oceani
la cui acqua è il vino dell’amore!
Bada dunque,
bevi e dissetati ai nostri oceani,
poiché essi possiedono la cura
alle passioni che traggono in errore.

Shaykh ‘Abd al-Qâdir

 

* * *

 

Chi proverà maggior rammarico
nel giorno della resurrezione
sarà un uomo per il quale era possibile
apprendere la scienza in questo mondo
e non lo ha fatto;
e un uomo che ha insegnato una scienza
di cui si è servito chi da lui l’ha appresa,
ma che egli stesso non ha utilizzato.

Tramandato da Ibn ‘Asâkir

 

* * *

 

La tristezza prolungata in questo mondo
genera le buone azioni.

Hasan al-Basrî

 

* * *

 

La conoscenza o l’ispirazione della realtà
che non sia avallata dalla legge religiosa
o è eresia, o miscredenza o ateismo.

‘Abd al-Qâdir al-Jilânî

 

* * *

 

Uno sciocco vide un cammello al pascolo, e gli disse:
“La tua figura è tutta storta. Perché?”.
Il cammello gli rispose: “Così disputando,
tu critichi il figuratore. Sta attento!
Non guardare alla mia stortezza come a un difetto,
e impara piuttosto da me il modo di camminar dritto.
La mia forma è fatta così a proposito,
come la perfezione di un arco
gli viene dall’essere curvo.
Bando, dunque, alle tue importunità:
a una testa d’asino convengono orecchie d’asino…”.

Hakîm Sanâ’î

 

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Qualcosa è palese nel volto di chi ama.
Se fisserai l’occhio nell’occhio capirai appieno.

Yûsuf di Balasagun

 

* * *

 

Ho sentito raccontare
dallo Shaykh Ahmadu Bamba
che, durante alcuni dei suoi dialoghi segreti con Dio,
il lungo restare in Sua presenza
lo rafforzava nella devozione
a tal punto che il suo Signore gli diceva:
“Hai tu dimenticato che tra noi c’è un intermediario,
attraverso il quale a Noi si perviene?”.
Allora, diceva lo Shaykh,
m’imponevo il comportamento
che conveniva osservare nei confronti del Profeta
- Iddio lo benedica e gli doni la salvezza -.
Sedotto tuttavia dalle sue virtù
e dai suoi meriti, mi lasciavo attirare
dalla sua bellezza, e mi attaccavo a lui
dedicandomi a servirlo e a far rivivere
la sua Sunnah, al punto che egli mi diceva:
“Non sai tu di avere un signore,
che è l’Eterno?”. Allora, continuava lo Shaykh,
mi sono votato totalmente a Lui.
Così ho appreso che la buona condotta
consiste nell’andare dall’uno all’altro;
con l’aiuto del Suo Messaggero,
ho finito per riposare presso Iddio l’Altissimo.
Serigne Bashîr Mbacké
Avevamo viaggiato
tutta una notte in carovana,
e la mattina c’eravamo posti a dormire
al margine d’un bosco.
Un esaltato che ci era compagno di viaggio
gettò un grido, prese la via del deserto,
e non si diede un minuto di riposo.
Quando fu giorno gli chiesi:
“Che t’è successo?”. Rispose:
“Ho sentito gli usignuoli
gemere dagli alberi,
e le pernici dai monti
e le rane dalle acque
e gli animali selvatici dai boschi,
e ho pensato che non era bello
che tutti fossero intenti a lodare il Signore,
ed io me ne stessi inerte a dormire”.

Sa‘dî

 

* * *

 

A colui che incomincia a parlare
prima ancora di salutare,
non rispondere.
Tramandato da Abû Na‘îm
Per il fico e l’ulivo!
Per il Monte Sinai!
E per questa terra sicura!
Abbiamo creato l’uomo
nella migliore disposizione,
poi lo abbiamo mutato
nel più abietto degli abietti,
tranne quelli che credono
e fanno le buone azioni,
i quali riceveranno
una ricompensa irrevocabile.
Allora cosa mai ti farà negare
il Giorno del Giudizio?
Non è forse Iddio
il più saggio dei giudici?

Corano XCV

 

* * *

 

Vuoi tu pervenire al grado dei pii?
Non permettere che alcuno riceva danno da te.
Non pensare alla morte,
non ti affannare per il pane quotidiano,
ché l’una e l’altro, a loro tempo, senza fallo giungono.

‘Umar Khayyâm

 

* * *

 

Quale via sarebbe perfetta senza compagni?
E come trovare la giusta direzione per tutti
se non ci viene donata?
E un retto cammino diverso
da quello che noi seguiamo?
E l’attenzione per l’istante senza slancio spirituale?
Fidati, la sincerità è del più alto rango
per chi desidera giungere fino in fondo.
Ritieni dunque le mie parole.

Shaykh ‘Abd al-Qâdir

 

* * *

 

Considera migliori di te tutti, buoni e cattivi;
pròstrati sulla via così dei buoni come dei cattivi.
Un uomo che tiene alta la testa è privo di virtù,
mentre un dorso piegato è indice
di un abbondante carico.
Infatti il ramo che non ha frutti sta dritto
e solleva la testa,
mentre il ramo onusto di frutti
quetamente s’incurva.

Jâmî

 

* * *

 

Una notte vidi in sogno Uno che mi diceva:
“Fino a quando berrai di questo vino
che annienta nell’uomo la sapienza?
Meglio sarebbe che rientrassi in te”.
Risposi: “I saggi non hanno potuto inventare
altro che questo per diminuire le preoccupazioni
di questa vita del mondo”.
Ma quegli rispose: “Incoscienza non è pace!
Non si può dir saggio colui che guida gli uomini
all’incoscienza, bensì bisogna chiedere cosa
che la coscienza aumenti, e la sapienza”.
Gli chiesi: “Dove posso trovarla, questa cosa?”.
Rispose: “Chi cerca trova”, e mi indicò col dito
la qibla, e più non fece parola.
Svegliatomi dal sonno,
mi rimase quella impressione nel ricordo
e fece effetto su di me. Dissi fra me:
“Mi sono svegliato dal sonno di ieri notte,
ora bisogna anche che mi ridesti
dal sonno di quaranta anni”.

Nâsir-i Khusrav

 

* * *

 

Il capriccio viene perdonato
se non gli si dà sfogo e non lo si esprime a parole.

Tramandato da Abû Na‘îm

 

* * *

 

Il sospiro degli Innamorati
incenerisce l’inferno dai sette fiumi;
si dirige verso gli otto paradisi,
genera luce che accresce luce.
Chiamerò io innamorato
colui che desidera il paradiso di Dio?
Il paradiso è una trappola
per acchiappare il cuore dei credenti.

Yûnus Emre

 

* * *

 

È in ogni momento
una morte e una resurrezione,
e giustamente disse il Profeta:
il mondo è un istante.
Il nostro pensare è una freccia
lanciata da Lui alta nell’aria:
come potrà restare lassù?
Certo tornerà fino a Dio!
Ad ogni attimo il mondo si rinnova
e noi siamo ignari del suo rinnovarsi,
perché esso ci sembra stabile ed eterno.

Jalâl ad-Dîn Rûmî

 

* * *

 

La via del servitore è via sottile.
Migliaia di servi servirono per anni:
al momento in cui l’anima uscì,
smarrirono la strada.
Altri che erano stati negligenti e peccatori
nell’esalare l’estremo respiro,
trovarono il giusto cammino.

Yûsuf di Balasagun

 

* * *

 

Il sapere è per l’uomo come il midollo per l’osso;
la parte migliore dell’uomo è l’intelletto,
come dell’osso il midollo.
L’ignorante è vuoto come osso senza midollo:
nessuna mano si stende verso un osso senza midollo.

Edib Ahmed di Yügnek

 

* * *

 

Temo che queste persone
che ridono dei bevitori di Feccia,
alla fine poi loro ancora crederanno nella Taverna.

Hâfiz

 

* * *

 

O credente, destati al mattino,
salvati dal fuoco, al mattino!
Al mattino, innalzando lodi, la rosa e l’usignolo
proclamano l’esistenza dell’Uno. Al mattino
una voce dal cielo giunge al credente,
affinché lasci il peccato. Al mattino in cielo
si spalancano le porte del Paradiso;
il pio che si desta al mattino è messo alla prova…
Il mattino è un’ora amabile e fausta.
Adora il tuo Dio, al mattino!

Ahmed Yesevi

 

* * *

 

Colui che non conosce le lettere vergate
sulla tabella della tua immagine
non comprenderà il conto
dei digiuni e delle preghiere
nel giorno del Giudizio.

Nesîmî

 

* * *

 

La riflessione è uno specchio
che ti mostra le tue buone e cattive azioni.

Hasan al-Basrî

 

* * *

 

E mi dicevano: “L’oggetto della legge di Dio
non si discute con la ragione,
ché con la spada divenne l’Islàm stabilito nel mondo!”.
Ed io: “Perché la preghiera allora
non si fa obbligatoria ai bambini ed ai pazzi,
se nelle cose di Dio nulla vale Ragione?”.

Nâsir-i Khusrav

 

* * *

 

Molte spine t’ha inflitto nel cuore l’amore del fiore,
e le tue azioni tutte ha soggiogato il suo imperio.
Se pur molto bella è la rosa e piena di grazia,
la sua bellezza è distrutta in pochi giorni e sfiorita.
L’amore di cosa che al fine patisce tramonto,
all’uomo perfetto non può causar che disgusto:
lascia star dunque la Rosa, di te si ride la Rosa,
non per te lei sorride ad ogni venire d’aprile!

Farîd ad-Dîn ‘Attâr

 

* * *

 

È fatale che la pietra
scagliata dalla mano del Tempo
raggiunga la coppa della vita.

Bâqî

 

* * *

 

Chi dunque dice: tutto è ugualmente vero,
è uno stolto, ma chi dice tutto è falso,
è dannato. Ora, chi ha commercio con i Profeti
guadagna e profitta, chi commercia
col mondo immanente delle cose, colori, odori,
è cieco e nulla comprende.

Jalâl ad-Dîn Rûmî

 

* * *

 

Una goccia d’acqua gocciò da una nube
e si stupì vergognosa vedendo il vasto mare:
“Chi sono io” disse
“di fronte all’oceano immenso?
Davvero, se Lui è, io nulla sono!”.
Ma un grido sorse dal mare:
“Non vestirti il volto di vergogna
per la tua piccolezza!
Tu hai visto albe e tramonti,
hai visto i prati, hai visto pianure e deserti,
hai carezzato l’erba, hai cavalcato le nubi
luccicante di sole!
Sei stata in compagnia
di labbra assetate nella steppa,
sei stata confidente
del petto lacerato dei fiori:
Diventa ora perla,
e vivi nell’abbraccio del mare,
vivi più scintillante che stella,
più brillante che luna!”.

Iqbâl

 

* * *

 

In verità nell’eloquenza c’è della magia
e nella poesia c’è della saggezza.

Tramandato da al-Bukhârî

 

* * *

 

In ogni ramo è disvelato
questo sottile segreto:
anche i germogli hanno il senso
dell’immensità dello spazio!
Non se ne stanno, pii, a ringraziare Iddio
nell’umida prigione della terra.
No! Ad ogni istante il granello freme
folle di prorompere fuori crescendo!
Non chiuder dunque la via all’azione
con la scusa delle “esigenze della natura”.
No! Ben altro è il senso
della “rassegnazione all’Eterno!”.
Abbi dunque l’ardire di crescere, osa!
Non è così stretto lo spazio!
O uomo di Dio!
Non è stretto il Regno dei Cieli!

Iqbâl

 

* * *

 

Chi desidera raggiungere lo scopo,
deve respingere il mondo dietro di sé.
O anima, tu devi consolarti.
La forza è nell’ascesi e nella solitudine.

Al-Hallâj

 

* * *

 

Dio è un mazzo di gelsomini
di cui il Maestro m’ha infiorato il cuore: hû!
Immerso nelle acque
della Negazione e dell’Affermazione
Egli è in ogni vena, in ogni luogo: hû!
In quel mazzo quando viene un fiore
aggiunge profumo a profumo: hû!
Il Maestro Perfetto ha suscitato a vita Bâhû, hû!
Il Maestro che m’ha incoronato di quei fiori; hû!

Sultân Bâhû

 

* * *

 

Non è compito di giudici e preti
calcare la via dell’Amore:
i martiri del campo d’amore
avranno il grado eccelso degli eroi di Karbalâ!

Vâris Shâh

 

* * *

 

Come la Primavera
potrebbe rendere verde
un sasso arido e duro?
Diventa dunque umile terra
perché da te fiorisca variopinto il fiore.

Jalâl ad-Dîn Rûmî

 

* * *

 

Quale strana cosa è la vera essenza dell’Amato!
Né si può dirgli Creatura, né si può dirgli Creatore,
ed egli è come il crepuscolo,
che il giorno riassume e la notte!

Khwâja Muhammad Zamân

 

* * *

 

Oh, chi mi ha reso così pazzo e folle,
chi mi ha strappato dalle mie usanze care?
Non so chi sia che mi spinge così a tali azioni,
chi sia che con la magia del suo sguardo
mi rende ebbro d’amore!
Quali occhi, quali ciglia, oh,
quali sguardi civettuoli?
Chi m’ha gettato nella polvere e nel sangue
come un martire di Dio?
Impotente, senza aiuto,
in faccia alle tentazioni molte:
della tentazione dei suoi occhi
chi mi ha reso schiavo?
Nulla so più di me stesso, o Rahmân!
Chi triste m’ha reso così, chi così
m’abbatté nel dolore?

Rahmân Bâbâ

 

* * *

 

La Verità è un mare, la Legge è la sua nave:
molti sono entrati nella nave,
ma non si sono inoltrati nel mare.

Yûnus Emre

 

* * *

 

Vieni, o fiaccola!
Sicché tu e io ci compatiamo insieme;
poiché gli stati di un cuore arso,
colui che arde dello stesso fuoco
li conosce!

Kâshifî

 

* * *

 

Il saggio non discute della propria saggezza,
e non ne tesse gli elogi diffondendola:
se viene accettata, dice: “A Dio la lode!”,
se viene respinta, ugualmente egli dice:
“A Dio la lode!”.

Hasan al-Basrî

 

* * *

 

Interrogarono al-Shiblî sulla rinuncia.
Rispose: “Sventura a voi!
Che importanza può avere
ciò che è meno ancora che un’ala di zanzara,
perché occorra lavorare a rinunciarvi?
In realtà non c’è rinuncia.
O invero l’asceta rinuncia
a ciò che non gli appartiene,
e questo non è rinuncia;
oppure prende per oggetto della sua rinuncia
ciò che gli appartiene,
e come potrebbe egli rinunciarvi,
mentre ha quell’oggetto
con sé e presso di sé?
Non c’è altra rinuncia che esercitare
la propria natura inferiore all’esistenza,
essere generosi e fare il bene”.

Kitâb at-ta‘arruf

 

* * *

 

Il mio intimo amico, l’Inviato di Dio,
mi ha rivolto questo ordine:
“Prendi da questo mondo
soltanto il necessario per il viaggio”.

Salmân al-Fârisî

 

[…]

 

 

 


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